04 luglio 2007

per favore

Ritorno su 24, una serie televisiva che mi fa letteralmente impazzire.
Nei momenti cruciali, quando il nostro eroe è in balìa di ferocissimi cattivi, quando tutto è perduto e il mondo sta per collassare, quando ogni essenza umana si disperde nella ferocia del Male più assoluto, Jack Bauer - eroe senza paura - guarda il suo aguzzino e gli dice "please", per piacere!
Oddio, ad essere bizantini please è intraducibile: il nostro per favore è una cadenza con significati e collocazioni ben precisi, per piacere sa tanto di personalismo...
Certo è che ho visto lo stesso meccanismo verbale anche in altri film, in altrettante situazioni drammatiche per il buono di turno.
E allora dove vanno a finire la dignità, il voler cadere in piedi, il dover cadere sempre e comunque in piedi (i buoni non si spezzano mai)?
Secondo me, dietro a questo si nasconde una tendenza culturale tipicamente anglosassone: bisogna saper riconoscere le sconfitte - seppur temporanee; bisogna saper riconoscere la superiorità altrui - magari temporanea.
Ci vedo ben poco di strategico: anche perché non è detto che il buono conosca perfettamente la sua sorte; eppoi sono sempre più convinto che questi minuscoli dettagli secondari nascondano un comune sentire che contraddistingue, soddisfa (ed è riconosciuto dal)la cultura cui si rivolge il prodotto televisivo.
È una lezione di coraggio, insomma. Più sofisticata e più complessa di quanto non sembri in realtà.

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