28 gennaio 2008

Battlestar Deafnessess

Ho fatto uno sforzo interiore incredibile per avventurarmi nell’acquisto di Battlestar Galactica, la nuova serie ovviamente. Non riuscivo ad accettare che qualcuno avesse potuto stravolgere quella originale, sciacquona e ridicola forse, ma fortemente legata a quando guardavo la tivvù di nascosto, inventandomi poi che avevo studiato fino a tardi.
Era l’inizio delle tivvù commerciali, dove la pubblicità era cosa rara e rada (oltreché curiosa) e si potevano vedere cose che mamma Rai aveva "censurato" per secoli. Non per forza nudità - anzi - ma serie nuove e concezioni televisive che i nostri ingessati funzionari non sapevano neanche esistessero.
Battlestar Galactica entrò nel novero dei telefilm cult per motivi veramente incomprensibili. Certo è che il suo pilot da noi finì al cinema, riscuotendo un buon successo, sull’onda del Guerre Stellari forse “plagiato”, sicuramente ispiratore.
La nuova serie vede come unico protagonista noto l’invecchiato Olmos che inditava origami in Blade Runner e sbaffettava misteri nell’originale Miami Vice.
Il resto è tecnica e idee, a volte nuove, a volte variazioni sul tema, ma comunque ben proposte e intelligentemente confezionate. In alcuni momenti la regia giochicchia con gli zoom e gli scarti di macchina come fosse un 24 di nuova stirpe; più in generale colpisce la musica, totalmente assente durante le battaglie, se non con percussioni asincrone. È l’audio che affascina e disorienta: lo spazio fa veramente paura, il nemico emette suoni assenti (e spesso si presenta in carne e ossa… e che carne J), le astronavi sparano pallettoni e fanno rumore solo quando si avvicinano allo spettatore (è vero che nello spazio non si dovrebbero sentire suoni… ma ragazzi!, insomma…).
L’unico neo, peraltro piùcchenegativo e unpolitically correct, è che la Universal italiana non sottotitola i dvd né in inglese né in italiano. Volete provare a lamentarvi? Sul sito italico non c’è un contatti che sia uno; quello americano se ne frega.





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