12 marzo 2012

Verdone e la sua casa sopra i portici

Ho affrontato questa lettura con un (bel) po’ di preconcetti misti a una sorta di languore.
Preconcetti, perché Verdone è un personaggio molto aiutato dalla fortuna, e le sue opere sono sempre uguali.
Nostalgia, perché Verdone lo collego ai miei anni di liceo, quando avere un videoregistratore era da ricchi, e gli unici a possederlo in classe erano i soliti pochi.
Eppure è un libro delizioso. Ricco di cose romane, e di un tessuto urbano e culturale che Roma non ha più da molto tempo. Come se il tempo si fosse fermato. Come se i romani vivano ormai di rendita per una mentalità e un comportamento così bislacco e amabile, che non sono più capaci di produrre, intenti come sono a dedicarsi all’aggressività e al solipsismo totali.
Verdone lo collego a Giulio Delfino, "figlio di papà" sicuramente, ma ragazzo deliziosamente generoso, la cui fama non ha intaccato in alcun modo quelle sue spontaneità, quella sua altruistica malizia ricca di sorrisi e di complicità infantile. Per chi conosce Roma: era capace di venirmi a prendere a casa mia (allora abitavo dietro al Colosseo), per poi andare a casa sua (oltre Tomba di Nerone), vederci i film di Villaggio e Verdone, far finta di studiare con “Tutto il calcio minuto per minuto” come sottofondo, e poi riportarmi a casa.
Lui, che poi di questa mitologica trasmissione ne diventerà una delle voci più riconoscibili. Lui che non doveva niente a nessuno, e che pure - con disinvolta naturalezza - amava stare con “noi” e condividere video e sensazioni che oggi nel mondo dei computer sembrerebbero così ridicoli.
Questo di Verdone un libro pieno di anima, e di ricordi, e di una disarmante ammissione di essere stato così fortunato nella vita, che è capace di non farsene ipocrita colpa, ma viva partecipazione.
Eppoi papà Verdone, per chi l’ha conosciuto, ci viene restituito in tutta la sua simpatica modestia ed intelligenza, arguzia e capacità di vivere.
Insomma, si entra dentro casa dei Verdone, e si frequenta un salotto ricco di personaggi noti e famosi, in cui c’è una sedia vuota dedicata al lettore che se vuole può viverci dentro, anche per lo spazio di poche centinaia di pagine.
Ne consiglio vivamente la lettura, insomma. Poco cinema, sicuramente, ma tanta umanità genuina.

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