30 dicembre 2012

#UmbriaJazz Kurt Elling, quando i piccoli sanno rischiare

C'è un vecchio adagio tra gli appassionati di judo: è un'arte marziale che insegna a trasformare gli svantaggi in vantaggi.
Ecco, Elling sembra aver imparato questa lezione: decisamente minuto, ma di sorridente presenza scenica; estensione vocale limitata, ma proposta al pubblico come fosse una gemma dalle luminosità infinite.
Insomma, Elling si dona a un croonerismo forse rassegnato al genere, ma divertito e divertente, che osa quando sa osare, che sa nascondersi di fronte al pericolo, facendo però finta di aver vinto la sfida.
Una lezione di professionalità, dunque, a volte eccellente, spesso di professionale maniera.
Grandissimo e cristallino chitarrista, John McLean; una sezione ritmica di buona fattura, Clark Sommers (basso) e Quincy Davis (batteria); un pianista - nonché direttore musicale - a volte esuberante, Laurence Hobgood.
Brani migliori? "I Only Have Eyes For You" (in un inconsueto e sapiente controtempo), "Samurai Hee-Haw" (classico strumentale di Marc Johnson, qui proposta con un vocalese puro e suggestivo) e una sontuosa "Nature Boy" (prima parte filologica, e seconda parte swingata in maniera decisamente coinvolgente).

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