28 gennaio 2013

vedere Flight per sentirsi cinici

Zemeckis è un mestierante. Uno di quelli, cioè, che sa far cinema senza tanti guizzi, nonostante la sua cinematografia suggerisca apparentemente il contrario. La sua forza, insomma, sta forse nel non avere una cifra tecnica visibile, quanto invece una propensione stilistica nel saper mettere lo spettatore di fronte agli eventi e lasciarlo solo con se stesso. 
Perdonate la battuta: Flight decolla molto bene, con tanto di "scena bus" che tanto piaceva ad Hitchcock; poi, però, non avendo a portata di mano una storia-seconda da offrire (come suggeriscono gli sceneggiatori di qualità), si concentra sempre e solo sul personaggio primario (un bello e bbbono Denzel Washington), non distraendo mai lo spettatore con qualche svolta o svoltina. 
Scelta legittima, per carità, ma che ad un certo punto frena troppo il tutto. 
Detto ciò, sicuramente i più maliziosi riconosceranno un malcelato omaggio a Il grande Lebowski. E le musiche? Roba per buongustai, assolutamente.
Da qui in giù attenzione allo spoiler 
Mirabile sequenza prefinale, dove un po' tutti ci si sorprende a tifare per il cattivo, mentre è giusto che le cose vadano come vanno. E qui, forse, sta il pregio di Zemeckis: giocare col cinismo dello spettatore che comunque ha "tifato" per Washington, per poi lasciarlo immerso fino al collo nella merda del senso di colpa.
Da vedere al cinema anche e solo per la scena dell'incidente: magistrale come poche.

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