11 agosto 2013

Loira, 1 tappa: Orléans>St-Dyé-sur-Loire

Conviene visitare Orléans la sera in cui arrivate, sia per la bellissima luce che regalerà degli arancioni notevoli sia perché la vedreste comunque poco.
Di lì, arrivare poi a Meung-sur-Loire è uno scherzo. Il mercatino è così così, ma molto ordinato e pulito. La cittadina è deliziosa, ma il castello costa troppo, e sembra che alla fine il meglio sia quello che avrete già visto da fuori.
Non mangiate sul localino che si vede sulla sinistra appena entrati in paese; non è nulla di eccezionale, e vi spella vivi.
Nel mercatino, invece, c'è dell'ottima frutta. Sara ha acquistato albicocche e ciliegie da un signore truffautiano con le mani piene di dita.
La ciclabile si sviluppa poi dolcemente sino a Beaugency, nota per il lungo ponte che la unisce all'altra riva. Leggenda vuole che fu costruito da un forestiero che però in cambio voleva l'anima del primo che l'avrebbe attraversato. Gli abitanti fecero passare per primo un gatto, e il tipo la prese in saccoccia.
Il posto è notevole, ma le auto sono stranamente ovunque, mentre di gatti non v'è traccia.
Qui Alberto ha perso i suoi superguanti da bici. Sono... erano belli. Qualche abitante se li sarà fregati per vendicare Zidane.
Per arrivare a destinazione abbiamo percorso un bellissimo tratto costeggiando la Loira e una centrale nucleare. Spettrale e affascinante al tempo stesso, è circondata da natura rigogliosa e silente. Un cartello avverte che chi passa lì vicino lo fa a proprio rischio. Eppure, proprio lì abbiamo divorato la frutta di Sara; buona, decisamente buona.
Ora siamo in un albergo di altri tempi. Una signora ci ha accolti con un fare a metà tra un personaggio di Haneke e uno di Tavernier. Confido conosca solo il secondo.

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