17 marzo 2014

#Her (#Lei), ovvero: se non mi cancello, tu non mi lasci

Se esistesse la categoria pitipiti, questo film sarebbe tra i più rappresentativi. Eppure, nonostante tanto miele, è carino, commovente e ben fatto. 
Ha il classico momento di stanca a tre quarti della narrazione, ma nell'insieme dispone di una regia sobria ed efficace (a totale servizio della sceneggiatura), di una fotografia di rara bellezza, di una musica un po' radical chic ma puntuale e precisa.
Insomma, uno di quei film senza tante pretese, da vedere con la mente sgombra, che lascia l'animo sereno e sorridente.
Joaquin Phoenix è in forma smagliante: riesce a modulare bene la progressione dei suoi sentimenti, senza anticipare i momenti topici (come spesso càpita con trame come questa). 
Scarlett Johansson è mirabile: con la sola voce sa dire e dare tanto, al contrario di quel poco della versione italiana (romanesca, direi) che ho ascoltato tramite Hollywood Party, dove veramente si capisce quanto sia profonda e senza ritorno la crisi del doppiaggio italiano (aridatece Locchi, insomma).
Non racconto la trama, è ovvio: però il genere del "fantapoetico" rincorre sempre storie d'amore - chissà perché (visto che anche il mio romanzo gioca in questo campo), risolvendole con prevedibili conclusioni; qui, invece, vengono delineate in maniera originale, ma senza strafare.
Da registrare la scena di sesso più travolgente che abbia mai visto (ascoltato) in vita mia, come anche un persistente senso di leggerezza che raramente ho vissuto in film in cui la tecnologia si dimostra comunque alienante e opprimente.
Non è piaciuto a Mereghetti; un valido motivo per andarlo a vedere.

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