13 gennaio 2015

Locke, una recensione tardiva (ma ancora attuale)

Già il fatto che Tom Hardy abbia recitato prima nei minuscoli panni diabolici del Pretore Shinzon e poi qualche anno dopo in quelli bestiali e muscolosi di Bane, la dice lunga sulle sue camaleontiche qualità recitative, "fisiche" direi. 
Ma dopo averlo visto in questo Locke, l'ho rivalutato anche sul piano della profondità mimica e del saper non dire: un attore eccellente, veramente eccellente.
In più, ricordiamoci che è stato girato in doppio real time, che certo non è una passeggiata di salute per un attore. Sia registicamente che nella cronologia della finzione, infatti, sono stati seguite pedissequamente le scansioni della sceneggiatura: di fatto, ci sono voluti otto take da 80' l'uno per ottenere il risultato finale. È come se l'attore l'avesse recitato otto volte pressoché consecutive, pressoché integralmente. Un'impresa.
Insomma, il film è una perla di rara bravura. Ma la trama, i concetti, il cosiddetto "messaggio"? 
Se non l'avete visto SPOILER
Chapeau al personaggio! Un uomo che guadagna bene, che ha un lavoro soddisfacente, che è rispettato da tutti, con due figli che lo adorano e una moglie che lo ama... molla tutto per rimediare a un errore che nessuno potrebbe mai sapere!
Nonostante possa voltarsi dall'altra parte e fare finta di nulla, non solo decide di assumersi le sue responsabilità, ma le confessa chiaramente alla donna della sua vita, perdendola inesorabilmente!
Un esempio di senso del dovere e di rispetto per l'onore che diventa quasi una necessità psicologica per lo spettatore; non tanto perché ci si chiede se avremmo seguito il suo esemplare esempio, ma quanto saremmo stati tentati di far finta di niente!
Da segnalare l'ottima fotografia e la "giusta" colonna sonora.

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