26 febbraio 2015

io non temo Breaking Bad in sé, temo l'Heisenberg in me

Da pochi, pochissimi giorni ho terminato di vedere Breaking Bad. E mi manca, come raramente mi sono mancati certi languori di alcuni telefilm
Anzi, il più delle volte non mi mancava il personaggio o la serie tv in sé, ma cosa ero io quando queste andavano in onda (Il prigioniero, Spazio 1999, Star Trek, Ai confini della realtà...).
Qui, invece, sono rimasto sconvolto e deliziosamente avvolto dalla superba qualità della scrittura, dalle ottime interpretazioni, dalla fotografia, dal montaggio, dalla regia e dalle scelte musicali. Una serie tv, insomma, che ha mantenuto sempre livelli eccellenti, senza mai strafare e senza mai uscire dalla sua linea "non lineare".
In più, il lento e inesorabile progresso degli eventi non ha mai avuto scarti eccessivi o movimenti bruschi. Si è passati da una commedia grottesca e un dramma devastante senza apparente sforzo.
Ma la cosa che più non riesco a togliermi di dosso è la seducente e costante trasformazione di Mister White nel suo crudo alter ego, Heisenberg (dal nome dello scienziato che enunciò il celebre principio di indeterminazione... gli autori hanno dimostrato una mente fina). Generalmente, in linguaggi così liturgici come quelli televisivi, anche se si vuole essere innovativi, si è comunque costretti ad esagerare o la figura del dottor Jekyll o quella del mister Hyde del momento; narrativamente parlando, non se ne può fare a meno. 
Qui, invece, tra il plot piùccheperfetto e la qualità recitativa di Bryan Cranston, siamo di fronte a un personaggio tondo, credibile, profondo e soprattutto autentico, che ha la rara capacità di rendere le due parti simbiotiche, lineari e conturbanti. 
Raramente mi è capitato di supportare o comunque di giustificare il comportamento di un personaggio così poco esemplare.  
Dexter, per dire, era così fuori che la fine del finale l'ho accettata quasi come un sollievo: finalmente è finito, mi venne da pensare. Jack Bauer di 24, per esempio, è così televisivo e sfigato che lo segui più per vedere cosa gli capita che per la trama in sé.
Dietro Mister White, invece, c'è una storia (spesso non detta, e quindi ancor più credibile), e le storie degli altri (spesso non dette, e quindi ancor più credibili). In più di una circostanza mi sono detto forse anche io farei così oppure che male c'è?
Il "male", insomma, assume dimensioni terrene, necessarie, ineludibili, che anche quando si trovano di fronte al nostro moralismo sfrenato, sentiamo comunque dentro una vocina realista che mette in dubbio tutte le fondamenta della nostra etica.
Anzi, la cosa che più mi ha disarmato è che se fino al penultimo episodio il cancro ai polmoni dava senso anche alle sue peggiori efferatezze, quando poi Mister White confessa la sua voglia di rivalsa prima dell'inevitabile epilogo, il tutto mi ha messo con le spalle al muro.
Avevo avallato il peggio del peggio da un personaggio comunque debole e meschino, ma nello stesso tempo forte e ardimentoso.
Ho chiuso il confanetto dei dvd quasi vergognandomi dei miei sentimenti. Ogni tanto, ci vorrebbe un Breaking Bad nella nostra vita: serve come esame di coscienza. E fa molto male.

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