Curioso concerto gospel, ieri pomeriggio al Duomo di Orvieto. Durante la celebrazione, i cantanti sembravano chiusi dentro la camicia di forza della polverosa liturgia di circostanza, tipica di ogni forma religiosa assolutista. Dopodiché, a funzione conclusa, annoiati angeli e irrigiditi santi si sono animati, scendendo dalle pareti tumefatte dalle mille egoistiche preghiere millenarie, per dar vita alla allegria pura. Sorrisi e serenità coloravano le pareti, sconvolgendo anche gli orvietani più sonnacchiosi. Uno spasso insomma, da vivere almeno una volta nella vita: raramente si incrociano contrasti così evidenti.
Più in generale, è stato un Umbria Jazz Winter dedicato involontariamente alle voci. Mancando un vero e proprio tema, e i consueti fondi che garantiscono almeno i canonici tre nomi di eccelleza, gli organizzatori hanno messo insieme un puzzle eterogeneo di novità o di raramente noto che hanno mantenuto una dolce sufficienza.
Poteva andar meglio, specie a livello di infrastrutture. Ma va bene così: siamo in Italia, e mantenere certe iniziative e quasi un'impresa.
All'anno prossimo, dunque...
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Saluti,
Alessandro