Piccola premessa: è impossibile fotografare le balene mentre si accoppiano. Così impossibile che questa foto, così dolce e sorprendente, ha immediatamente fatto il giro del mondo: Lyle Krannichfeld e Brandi Romano hanno catturato due megattere mentre fanno l’amore.
Solo dopo, ad una visione più attenta, si è scoperto che a scambiarsi le effusioni sono due maschi. Quello che per certi ominicchi è contronatura, in realtà (e per fortuna) è Natura. Sempre.
Da un mammifero acquatico di eleganti movenze (benché Melville considerasse “pesci” le balene), passiamo a un mammifero acquatico di elegante ferocia: l’orca, definita maldestramente “assassina” (“killer”, per gli anglofoni).
Quindici giorni fa, è uscita un'argomentata polemica sul presunto inedito di Stefano D’Arrigo, finora noto solo per il suo poderoso Horcynus Orca (1975), romanzo post-verista di indubbio fascino.
Neanche a farlo apposta, un mese fa, in Sud Africa, è stata ripresa un’orca mentre strappava il fegato a uno squalo nel giro di pochi minuti.
Non è la prima volta che càpita. La tecnica venatoria di questo meraviglioso mammifero consiste nell’approfittare di un “difetto di fabbrica” degli squali: se li giri su loro stessi, vanno in tanatosi, rendendoli indifesi e inoffensivi quel tanto che basta per farne scempio. Per carità, un essere umano neanche riuscirebbe a fare il solletico a uno squalo… ma l’orca è l’orca.
Al che, potere della memoria, viene immediatamente in mente una scena simile da L’orca assassina (1977, una quasi risposta allo Squalo), quando uno dei protagonisti sta per essere ucciso da uno squalo e viene appunto salvato dalla possanza di un’orca di passaggio, che scaraventa per aria il perfido pescione, per poi farlo a pezzi.
Un film discreto, molto amato dal protagonista (Richard Harris), che vede l’esordio della bellona Bo Derek, ben prima di esplodere con 10 (1979). Esordio sfortunatissimo, va detto: a metà film, l’orca le spezza una gamba; alla fine, non paga, gliela divora, gesso compreso.
Il regista Michael Anderson lo conoscete per un mucchio di film eterogenei: uno di questi, La fuga di Logan (1976, quasi risposta a L’uomo che fuggì dal futuro), vede il quasi esordio della bellona Farrah Fawcett: anche in questo caso, il suo personaggio muore male, molto male.
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Saluti,
Alessandro