La regia non ha nerbo né idee; il montaggio è approssimativo; la direzione della fotografia si affida a ottiche usate a casaccio e senza criterio narrativo; la sceneggiatura è un pastiche di situazioni scollegate (spero che il romanzo sia migliore, sebbene ampiamente debitore di Heinlein e Greenaway); le recitazioni, ai limiti della querela per sciatteria; la musica, una presa per i fondelli.
Si salva giusto Emma Stone, che recita con mestiere, ma senza pensare che il lavorare per sottrazione sarebbe stata la formula migliore, almeno in questo contesto.
Si dice che sia un film contro i pregiudizi, un’elegia della libertà di scelta, il simbolo del riscatto delle donne. Davvero? Trenta minuti di sesso e novanta minuti di noia, per erigere uno sbiadito anacronistico monumentino all’emancipazione femminile?
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Saluti,
Alessandro