Figlio di tanto padre, il tastierista Jean-Michel Jarre (1948) appartiene a quella schiera di musicisti di grande successo ma con estimatori difficili da incontrare personalmente: da quando ascolto musica, infatti, ho conosciuto un solo appassionato (neanche fossimo dei massoni).
Eppure, ha segnato la Storia della Musica, sia per alcuni suoi dischi veramente innovativi, sia perché i suoi concerti dal vivo hanno coinvolto città intere (letteralmente), con milioni di spettatori in loco (tra cui Parigi, Houston, Mosca e Giza).
A latere: è stato il primo occidentale a suonare dal vivo in Cina (1981); il primo a progettare un concerto da Terra in collegamento con la Stazione Spaziale (fallito perché l’astronauta/sassofonista morì nel terribile disastro del Challanger, 1986); il primo a coniugare le idee di Pierre Schaeffer e Karlheinz Stockhausen con un approccio popolare alla composizione musicale con strumenti elettronici.
Sicuramente, conoscete alcuni suoi brani perché usati per sigle televisive (come questa) e colonne sonore (come in questo film). Se poi volete provare ad assaggiarlo seriamente, suggerisco l’ascolto di Oxygène (1976) e di Zoolook (1984, in cui partecipano anche il chitarrista Adrian Belew, il bassista Marcus Miller, la cantante Laurie Anderson).
Ebbene, il 12 maggio scorso, Jarre ha eseguito un bellissimo concerto dal vivo, coinvolgendo la popolazione di Bratislava e dintorni, con l’aiuto di due polistrumentisti, Adiescar Chase e Claude Samard. Non sono mancati momenti “analogici” eseguiti con strumenti tradizionali (persino un didgeridoo) e voci umane, come anche il contributo di Brian May, chitarrista dei Queen e fautore del progetto Starmus, in cui si inserisce anche questo live.
Per stessa ammissione di Jarre, per tutta la visione dello show è difficile capire quando, quanto e come sia stata usata l’AI, sia nell’esecuzione dei brani, sia nell’uso delle luci, dei droni, delle proiezioni sui palazzi circostanti
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Saluti,
Alessandro