Onestamente, odio le definizioni preconfezionate, ma se questa è una "scrittura femminile", allora credo che buona parte delle donne che ho letto finora dovrebbe farsi un giro qua dentro e prendere appunti su come si parla di sé stesse e dei propri sentimenti.
Nella splendida prefazione, Ute Lemper tiene a precisare che il libro è scritto da lei stessa, senza intermediari o "aiutini" di ghost writer più o meno improvvisati. E ha pure il coraggio di riprendere in mano la sua prima biografia, discutendola, rimettendola in asse, dandole la giusta dimensione, ma senza rinnegarla e senza pentimenti.
Vengono i lucciconi quando parla delle Torri Gemelle, o quando parla al telefono con Marlene Dietrich, o quando affronta la Shoah, o quando ha la capacità di criticare il nazismo e la Germania ma senza scendere nelle dichiarazioni furbe o tattiche, o quando riesce a rendere con pochissime pennellate il fallimento del suo primo matrimonio e la crisi asfissiante del secondo.
Il suo percorso artistico è una battaglia continua, ricca di soddisfazioni, di cadute accettate, di imprevisti che non la scalfiscono in alcun modo. Si sente apolide ma curiosa, libera ma con tanta disciplina, aperta al nuovo ma senza cedere alle lusinghe delle suggestioni più facili.
Raramente, ho incontrato un libro così genuino e prezioso, che finisce troppo presto e che lascia un sorriso da ebeti sulle labbra. Ne consiglio vivamente la lettura
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