12 aprile 2010

pollanski nell'ombra


L'uomo nell'ombra parte benissimo, alla grande, con mille inquadrature che indugiano su mille cose per dirti che prima o poi te le risolveranno tutte; una parabola narrativa che sale sale sale sale sale sale e... PATAPUMFETE!, lo sceneggiatore versa un po' di caffè sul suo manoscritto e si dimentica di dare un senso compiuto al tutto, butta via la penna e scarabocchia di fretta un finale di due-minuti-due che poteva scrivere anche uno dei miei pupazzetti.
Eppoi perché cercare l'incercabile e quindi finire nella banalità? Per dirne una: all'inizio, a McGregor càpita una cosa negativa. E come me la risolve il film? Con un chiarimento telefonico!!! "Eh sì, m'è capitato questo per questo, questo e quest'altro motivo"... e così sono bravo pure io!
Dico io, fai tanto l'Hitchcock dei poveri, te la tiri come chissà chi, eppure ancora non hai imparato che in un thriller anche l'inquadratura-puzzetta deve avere un senso. Un bicchiere non è un bicchiere, una finestra che sbatte non è una finestra che sbatte.
Peccato, un gran peccato, perché forse era la prima volta che guardavo un film di Polanski senza pensare ad altro.
Poi magari a voi piacerà: a me non ha detto un granché.
Solo una scommessa: una cena all'Hilton se vi ricordate come si chiama il personaggio interpretato da Ewan McGregor.

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