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24 luglio 2008

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6 6 6
is no longer alone

L'avevo promesso: questo è il post numero 666. Parlare di Anticristo dopo aver subito il Lodo Alfano sarebbe cosa quasi ridicola, proprio perché ovvia.
Avrei voluto parlare magari di un episodio sconcertante che ha visto mia moglie come spettatrice, ma ve lo rimando a lunedì.
Bisogna strappare un sorriso dalle nostre facce così disintegrate dalla meraviglia per come si continui a crollare verso il basso, e dal disprezzo per quanta gente adori distruggere quel poco che è rimasto di quest'Italia sciatta e cialtrona.
Siamo soli, veramente soli. Non c'è un faro, un riferimento, neanche uno stronzo cui fare affidamento.
E allora, per oggi, giusto per oggi, leggetevi questa stupidata
La tentazione era tanta e non potevo esimermi dal dedicare un post a questo giorno irripetibile.
Intendiamoci: mi divertono un mondo gli esoterismi, le commistioni, il simbolismo... son tutti aspetti dell'essere umano che lo rendono veramente unico e irripetibile.
Eppoi i numeri religiosi e apocrifi mi appartengono totalmente. Sono nato il 12, numero complessissimo già di sé... la cui somma è 3 (aridanghete).
Il mio mese è luglio, chiaro riferimento alla stirpe Julia, di divina discendenza (seguendo certe cose di Virgilio e dintorni).
Il mese di Luglio viene anche espresso con il 7, altro numero stracolmo di simbolismi. In più, la stilizzazione del mio segno zodiacale son due 6 capovolti e combacianti.
E, guarda caso, il mio anno di nascita è il 1966. Quel 9 vicino ai due 6 è un miracolo di riferimenti.
Il giorno in cui venni estroflesso era un mercoledì, dedicato a Mercurio (scusate la modestia)... se poi ho sbagliato, poteva essere un martedì, che non sarebbe così malvagio.
Il luogo del parto era a tre isolati (3) dalla Piramide Cestia, qui a Roma, a pochi metri anche dal cimitero acattolico. Son vissuto dietro Borgo Pio, in uno dei luoghi più esoterici di Roma.
A 12 anni mi son trasferito dietro la Basilica di San Clemente, nota per avere sotto il pavimento testimonianze di Roma, con ben 7 stratificazioni differenti, ben intellegibili (almeno per gli esperti) e considerata punto nodale per alcuni teorici della Magia Bianca.
Il mio cognome è considerato di origine ebraica, e fa riferimento al lupo ancestrale come anche a un tipo di acacia particolarmente robusto.
Sto giocando, è ovvio. Oltretutto non credo nei segni zodiacali e in tutte queste cose; in realtà ancora oggi sto malissimo se penso che il mio eroe preferito, Corto Maltese, è nato due giorni prima di me. A saperlo, avrei fatto di tutto per nascere prima.
E come dimenticare le palate di film dedicati al genere? L'esorcista tra tutti. La colonna sonora è un simbolo nel simbolo. L'incipit è ripreso da Tubular bells dall'esordiente Mike Oldfield (la cui copertina rimanda al segno della doppia feritilità), che regalò palate di soldi alla nascitura Virgin (cioè "vergine", opposta - appunto - al subliminale della copertina), un'etichetta discografica che oggi te la ritrovi pure come cola scipita. Il resto della musica fu strappata dai leggii di grandi compositori (presenti o passati) come Anton Webern, Krzysztof Penderecki e Hans Werner Henze. Sulle biografie di alcuni di questi pendono aneddoti ai limiti del naturale.
E una copia della statua cattivissima che s'intravede nel film me la son ritrovata davanti nel Pergamon Museum di Berlino. Ebbene: è l'unica foto che non è venuta... chissà perché.
Più in generale, il tema è così affascinante che ho trovato mucchi alti così di siti, blog, riferimenti più o meno accademici.
Per concludere, il titolo del post rimanda a un verso della bellissima Supper's ready dei Genesis di Peter Gabriel. Anche qui un riferimento personalissimo. Quando ere fa stavo risalendo il Rio delle Amazzoni, mentre la barca si muoveva lentamente, vidi spiccar dal nulla sette arbusti alti e grossi, leggermente piegati dal vento. Mi ricordavano un altro passaggio di questa lunghissima suite: Six saintly shrouded men move across the lawn slowly, The seventh walks in front with a cross held high in hand...
Se guardate bene la copertina, poco sotto la G di Genesis, li troverete quatti quatti che camminano verso chissà quali lidi.

ps perdonate se son stato così fasullo dal forzare anche l'ora di questo post

22 maggio 2008

quando uno pekka... (Pekka Pohjola, intendo)

Non avendo mai avuto soldini, e soprattutto un impianto stereo decente, ho imparato ad ascoltare la musica o dal Brionvega di mia madre (tipo quello a sinistra), o dall'Allocchio Bacchini di mio nonno (quasi come quello qui a destra)... oppure attraverso centinaia di nastri, macerati con un radiomangianastri mono della Realtone (evito di proporvene una testimonianza fotografica, per non muovervi troppo a pietà).
Intendiamoci: non quelli registrati (una sorta di pirateria ante litteram, che comunque accettavo di buon grado), ma quelli che ciclicamente i negozi davano in saldo.
Anche qui, altra attenzione: allora i nastri in saldo erano veramente in saldo.
Una volta m'imbattei in un nastro intitolato Bubble Gum. Dentro c'era una sorta di raffinatissimo rock progressive stracontaminato da jazz e sperimentalismo. Ci suonava Mike Oldfield. Ma il padrone del progetto era Pekka Pohjola, pregevolissimo bassista, nonché polistrumentista attento e rigoroso.
Poco conosciuto in Italia, è considerato un piccolo genio in molte altre parti dell'Universo Musicale, là dove magari uno come Morgan sarebbe Presidente della Repubblica, e Berlusconi un anonimo travet delle Poste.
Fatto sta che per decenni ho cercato questo lavoro, senza neanche sapere che titolo avesse. Cerca oggi, cerca domani, son passati 22 anni, ma soprattutto è arrivato internet. E così sono risalisciuto (si dice?) a tutto quello che poteva riguardare il tipo.

Dopodiché due mesi fa una mia collega è andata in Finlandia, casa natale del nostro Pekka, e ne è ritornata con questo capolavoro.


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25 marzo 2008

le sfere di Oldfield,
e oltre

Mike Oldifield è l'uomo da un'opera sola, quel Tubular Bells che lanciò la Virgin e che fu (ab)usato come leit motiv dell'Esorcista.
In tutti questi anni non ha fatto nient'altro che rincorrere quel capolavoro, mortificando la sua ottima tecnica per metterla al servizio di quella statua di sale che è la depressione. Già, non sembra, ma il pupo ha disseminato gioie e dolori attraverso tre matrimoni, sette figli e non so quante sedute psicanalitiche.
Eppure la sua musica non è mai stata intorcinata, complessa o autocompiaciuta. O meglio, autocompiaciuta lo è, ma non nel senso del depresso cronico che era in lui. Autocompiaciuta strumentalmente e spesso mal prodotta, proprio perché Mike fa vedere quant'è bravo, ma in maniera da chitarrista, cioè pomposa e cicciona. Difetto tipico dei grandi strumentisti (eccetto Fripp e Zappa, che sono di un altro pianeta).
Pensate che io adoro il doppio Incantations, la chiosa di Killing Fields, le sue collaborazioni quasi jazz in compagnia di Pekka Pohjola, il rarissimo live con Robert Wyatt. Ma il resto - ben che corposo - è silenzio.
L'altro giorno ho colto al volo una recensione entusiasta del suo ultimo Music of the spheres. La sua prima opera sinfonica! Bum!
Rischiare un'arrabbiatura e comprarlo, oppure dire a priori che è una schifezza?
Be', se fosse il primo lavoro di Oldfield direi che il cd è ottimo. Considerando però che viene da un musicista che ci aveva già proposto molti temi dissimulati in queste Sfere, allora il giudizio scende di qualche misura. Certo, come càpita in tutte le "opere classiche" di musicisti più o meno rock, la partitura manca di contrappunti visibili, di sottotemi o di movimenti maschili e femminili ben intrecciati, ma ne vale la pena.



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