Ci vuole coraggio a suonare jazz in Italia, e ancor più coraggio a sperimentare, e ancor più coraggio a sperimentare le vie dell'elettronica con un'attitudine jazz.
Con questo 103 EP Gianluca Petrella lo ha fatto, e alla grande.
Devo dire che mi sono avvicinato a quest'opera con molta circospezione, proprio perché voglio bene a Petrella e mi piace il suo modo di avvicinarsi alla musica, di rispettarla, di corteggiarla, di aggredirla, sempre con quel suo stile elegante, curioso e impertinente.
In più, adorando io l'elettronica e una parte consistente delle sue contaminazioni (spesso in campi insospettabili), non credevo fosse possibile per un jazzista entrarci dentro e dettare legge con brani così interessanti.
Quattri brani alla corte dell'ascoltatore, che può decidere di sfidare i propri limiti e lasciarsi cullare da ogni singola nota (ed è dolcissimo), oppure può lasciarli come sottofondo di una lettura spiluccata, di un buon laphroaig o di una sigaretta fatta a mano con del buon tabacco della Virginia.
Devo dire che mi sono innamorato a prima vista del brano che vi allego qui in fondo. Ma li ho trovati tutti molto intriganti, specie tenendo conto che Petrella non sgomita col suo trombone, non lo piazza sopra il tappeto sonoro tanto per farlo; sa quando suonarlo e quando farlo stare in un cantuccio. E non è poco.
Purtroppo nel caos musicale che ci circonda, questa esperienza resterà di nicchia. Spero solo di avere acceso la vostra curiosità. Credetemi, ne vale la pena.
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19 marzo 2015
29 dicembre 2014
Giovanni Guidi / Gianluca Petrella duo a #UJW22

Non amo molto il pianismo liquido di Guidi, peraltro sempre troppo ammiccante a certi nordicismi in stile ECM; ma qui ci stava bene, benissimo, preciso e puntuale nel supportare i virtuosismi di un Petrella in costante e probante stato di grazia.
C'è da chiedersi - da sorprendersi direi - come faccia il sempre giovane trombonista a trovare le strade giuste e a sostenere per tutto l'arco di un concerto un bagaglio emotivo e tecnico così singolare.
Insomma, quando uscirà il prossimo promesso cd, acquistatelo a occhi chiusi: questo live a Umbria Jazz Winter ne è stata una valida e indimenticabile premessa.
Giovanni Guidi Rebel Band "Remembering Charlie Haden" a #UJW22

Le due guest star hanno assolto al meglio il proprio ruolo di richiamo: Giovanni Guidi ha suonato quasi in disparte, con disincantato rispetto nei confronti dei compagni meno noti al grande pubblico; Gianluca Petrella ha dato il meglio di sé ma senza strafare.
Nella Rebel Band da segnalare - oltre all'ottima direzione - la tromba in stato di grazia di Mirco Rubegni (il trono di Bosso comincia a vacillare, insomma), la briosa batteria di Stefano Tamborrino, il sapiente baritono di David Brutti.
02 gennaio 2014
Tribe di Rava #UJW21 (recensione da #Orvieto, #jazz)
70 minuti consecutivi di musica contemporanea, tiratissima e seducente, hanno inchiodato 350 spettatori alle poltrone lasciandoli senza fiato, con gli occhi sgranati per raccogliere ogni minimo dettaglio, e l'udito avvolto da suoni e da echi ricchi di radici eterogenee.
C'è molto jazz "bianco" in questo Rava, fortemente influenzato dalla dodecafonia meno ardimentosa e dal Berio più folcloristico, con un occhio rivolto a certe soluzioni dell'ultimo Evans, quando lavorò insieme a Cugny. In più, si percepisce costantemente questa incontrollabile passione per il jazz e per le nuove leve.
Incredibile - e incontenibile - il trombone autorevole di Petrella; fondamentale la batteria di Sferra; vacuo ma fluido il pianismo di Guidi (che ancora non riesco a far mio); timidissimo ma promettente il contrabbasso di Evangelista.
Insomma, una degna conclusione di un Festival articolato e ricco di novità.
C'è molto jazz "bianco" in questo Rava, fortemente influenzato dalla dodecafonia meno ardimentosa e dal Berio più folcloristico, con un occhio rivolto a certe soluzioni dell'ultimo Evans, quando lavorò insieme a Cugny. In più, si percepisce costantemente questa incontrollabile passione per il jazz e per le nuove leve.
Incredibile - e incontenibile - il trombone autorevole di Petrella; fondamentale la batteria di Sferra; vacuo ma fluido il pianismo di Guidi (che ancora non riesco a far mio); timidissimo ma promettente il contrabbasso di Evangelista.
Insomma, una degna conclusione di un Festival articolato e ricco di novità.
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