Visualizzazione post con etichetta Stanley Clarke. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Stanley Clarke. Mostra tutti i post

12 novembre 2014

#Rosetta, che non è solo l'hashtag #CometLanding

Le circostanze spesso regalano curiose coincidenze: Rosetta sta per concludersi (o per iniziare) proprio al limitare dell'imminente Natale, evento comunque planetario che con una cometa c'ha fatto i conti simbolicamente, esotericamente... e anche nell'immaginario del bambino che con le sue manine la ripone maldestramente sul presepe famigliare.
Ebbene, mi ritorna in mente un bellissimo racconto di Clarke (o era di Brown?) in cui, in un futuro prossimo venturo, la nostra civiltà atterra su un pianeta di Classe M in cui chiaramente era fiorita una civiltà straordinaria, pacifica, scientificamente ed intellettualmente avanzata, che però si è spenta nell'arco di una sola notte.
Una civiltà che aveva raggiunto il suo acme proprio quando noi avevamo ancora quella romana in piena conferma. E poi, puff!, sparita per sempre.
Ai più maliziosi verrebbe in mente la trama "scespiriana" del bellissimo Pianeta Proibito; e invece no. La stupefacente superciviltà non si è estinta per colpe proprie, o per la troppa perfezione raggiunta. Ma per il passaggio troppo ravvicinato di una cometa. E non una cometa qualsiasi. Ma quella che a noi annunciava la nascita del Salvatore per eccellenza.
I toni del racconto non erano certo polemici o atei, ma solo fatalisti, dubbiosi, quasi ironici e sicuramente educativi.
Io penso alla missione Rosetta ogni giorno.
E come tutti gli eterni bambini, rimpiango di non aver avuto un corpo perfetto come Luca Parmitano o Samantha Cristoforetti, di essere nato in questo periodo scientifico ancora così approssimativo ed arcaico. 
Mi piacerebbe, cioè, essere nel futuro del futuro. Da sempre.
Però, e nel frattempo, nelle mie condizioni attuali, così come sono adesso, mi auguro che gli scienziati dell'Esa non trovino risposte. Nulla di nulla. 
Io voglio ancora immaginare, tutto qua. 

17 luglio 2008

presunzione

Ere fa, era il 1990, stavo ad una festa di laurea di un tipo. In realtà ero stato trasportato là da mia cugina. Era un figlio di il cui padre gli aveva letteralmente comprato la laurea in una di queste università private che solo da poco si è sganciata da certe logiche... o almeno sembra.
Era tutto così finto che mi lasciai andare al peggiore dei miei comportamenti: pontificare.
Mi misi a capotavola e sparai una serie infinita di cazzate, cui tutti rispondevano con risate sguaiate e approvazioni di ogni foggia.
Poi al momento giusto mi feci serio e raccontai come Montale fosse stato anche autore di testi porno. Dice "Montale"? Be', mi ero letteralmente sbagliato: alludevo a certi testi pruriginosi di Moravia. Ma per tutta la prolusione io parlai di Montale. In mente Moravia, la voce diceva Montale.
Il bello è che nessuno se ne accorse, perché nessuno aveva mai letto né l'uno né l'altro. Anzi, credo che nessuno avesse mai letto qualcosa.
Recentemente mi son comprato un cofanetto del monumentale John McLaughlin, chitarrista bello come il sole e bravo più di dio. Contiene Shakti, A Handful Of Beauty, Natural Elements, Electric Guitarist e Electric Dreams.
Ieri mattina ho iniziato ad assaggiarlo, partendo dal penultimo. Per capire cosa stessi ascoltando, ho dato un'occhiata ai titoli, agli ospiti e cose del genere. Il secondo solco è dedicato a Miles Davis. Mi son messo là ad ascoltarlo, e mi son detto "accidenti, McLaughlin ha capito tutto: si sente il respiro del grandissimo Miles".
In un altro pezzo suonava Chick Corea: "accidenti, come si sente il Corea dei Return To Forever".

Poi mi chiama mia moglie. Accosto per rispondere (incidentalmente sulla bellissima vista del Pincio) e chiacchierando con lei do un'occhiata alle copertine: i titoli segnati sul cofanetto non corrispondono a quelle segnati sulle singole copertine. Il brano non era dedicato a Miles Davis, e nell'altro non suonava Chick Corea...


, , , , , , , , , , , ,