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12 luglio 2010

il venerdì e mamma Rai

Carissimo Michele Serra,
due premesse.
La prima: sono di sinistra. Ma trovo odioso specificare questo tipo di cose perché un argomento dovrebbe avere valore indipendentemente da chi lo enuncia.
La seconda: appartengo alla rarissima categoria di persone entrate in Rai senza raccomandazioni, segnalazioni o mezzucci simili. Mi si aprì un varco, ci entrai a capofitto, feci le mia bella gavetta e adesso sono interno solo grazie a una causa di lavoro vinta già due volte (e che la Rai ha comunque mandato in Cassazione).
Sul Venerdì di questa settimana piangete la terrificante sequenza di conduttori/trici radiofonici (area "nostra") messi alla porta senza alcun civile avviso, senza alcuna ragionevole motivazione aziendale.
Perdonami: ma vi svegliate solo adesso?
Ma quando queste cose le faceva il centrosinistra, voi dove eravate?
Io ne ho visti di simpatici colpi di mano da parte dei "nostri", e non per forza solo ai danni dei "loro", pur di dare spazio ad altri componenti le "conventicole" di castellittiana memoria.
Ma se tutti i partiti e tutte le conventicole si togliessero dalla Rai, e qui dentro entrassero solo e veramente le persone che meritano? Come la vedi?
Nell'amaca del 21 maggio 2010 lamentavi il presunto silenzio di noi dipendenti di fronte al continuo affogare senza affondare di questa straordinaria e inestimabile azienda (che darebbe le piste a tutti, altroché).
Anche qui: scendi dal tuo maniero salottiero. I dipendenti si lamentano, eccome !, e non solo quelli noti (tipo Busi o Santoro); e sono i primi a non volere i partiti tra i piedi, a volere dirigenti competenti e liberi da lacci politici e lacciuoli conventicolari. Il miglior servizio che poteva fare il Venerdì era invece puntare a una moratoria assoluta e non svegliarsi perché il vento ha spazzato via la "roba" di sinistra.
Ciao,
--
Alessandro

05 giugno 2007

Un pastore valdese
e il filmato della BBC

Caro Alessandro,
ti ringrazio molto per il tuo invito ad intervenire, ma purtroppo sono molto preso da troppe cose [...]. Non ho visto Annozero di Michele Santoro, perché quella sera avevo la riunione del nostro consiglio, ma avevo già guardato il documento della BBC su Youtube. Cosa vuoi che si aggiunga?
È agghiacciante!
Posso solo dirti che mentre in Italia per parlare dei casi di pedofilia legati ai sacerdoti si è dovuta fare una faticaccia immane (con TG dieciminuti andato in onda la sera prima di Annozero in funzione apologetico-compensatoria a favore della chiesa cattolica); in America, dove ho lavorato come cappellano ospedaliero, i giornalisti erano liberi di parlarne, i telegiornali non tacevano le notizie, i politici non facevano loro pressioni indebite, e gli alti prelati cattolici erano costretti a rispondere alle coraggiose domande che venivano loro rivolte, senza potersi sottrarre.
Questo la dice lunga su quanto potere ancora, purtroppo, abbia la gerarchia cattolica in Italia e su quanto servili i nostri politici e i giornalisti (con qualche bella eccezione, tipo Santoro) siano verso di essa. Eppure il nostro dovrebbe essere uno stato laico.
Quelli di pedofilia sono e restano reati penale gravissimi,che vanno giudicati dai tribunali laici e non da quelli ecclesiastici.
Perciò l'atteggiamento della chiesa cattolica è stato assolutamente errato e antievangelico. Un reato penale resta tale anche se a commetterlo è un prete ed è dunque gravissimo tutelare i preti (e addirittura trasferirli di parrocchia in parrocchia moltiplicando gli orrori) e impedire alle vittime di parlare e di ricevere giustizia.
Un caro saluto!
Sergio Manna


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01 giugno 2007

breve carteggio con
Don Stefano Colombo

Come promesso, eccovi il breve carteggio intercorso tra il sottoscritto e Don Stefano Colombo - a molti noto per aver sottoposto una ferma e civile critica a Beppe Severgnini - sul fenomeno che ha accompagnato l'inchiesta della BBC (ieri NON ho visto Santoro).
Una doverosa premessa che lascio precisare al diretto interessato, coraggioso perché si espone in questa mia casa apparentemente livorosa e irruenta: il senso di un carteggio è che rimanga espressione "di getto" e non di rielaborazione, anche se - ripeto - mi rendo conto di aver generalizzato molto. Ma se qualcuno dovesse eccepire vedrò di spiegarmi meglio.

Inutile dire che il diretto interessato mi ha autorizzato a farvi leggere quanto segue, e lo ringrazio per questa sua generosa disponibilità.

Se farete commenti, dovrò prima farglieli leggere affinché possa rispondervi come meglio crede.



Gentile Colombo,

ho letto la sua lettera a Severgnini.

Naturalmente non ne condivido un granché, anzi (eppoi il suo distinguere tra pedofilia e adescamento è farisaico, se lo lasci dire).

Mi piacerebbe sapere cosa fa il Vaticano, di pratico, di concreto, contro questo tristissimo fenomeno.

Visto che lei si dimostra documentato, o appare come tale, perché non mi aiuta a capire cosa veramente state facendo contro questo schifo?

Cordialmente,

Alessandro L.


Guardi la distinzione mica la faccio io, ma coloro che studiano il problema: è piuttosto evidente la differenza che esiste tra l'atteggiamento predatorio verso bambini indifesi e quello verso adolescenti che hanno una maturità personale, ed anche sessuale, molto diversa. Tanto è vero che certi comportamenti erano codificati in Grecia e Roma, mentre non lo era l'abuso di bambini.

La mia esperienza in America è di una situazione grave. Che ha scosso la Chiesa dalla parte della gente, che si è sentita tradita - giustamente - dai vescovi che hanno sottovalutato il fenomeno.

La reazione fu persino in taluni casi di mandare i preti colpevoli in cura psichiatrica. Alcuni furono - dopo le cure - rispediti in parrocchia e fecero altri danni. Da qui la protesta - SACROSANTA - della gente.

La Chiesa ha un suo diritto interno che precede di secoli quello degli stati, e rinunciarvi non è ipotizzabile. Ma tale diritto si è rivelato assai problematico, in casi come questi.

Quello che la Chiesa ha fatto concretamente è, nell'ordine:

- una dura politica di rimozione immediata di qualsiasi sacerdote di cui si sospetti qualche irregolarità

- una maggior severità nello screening psicologico dei candidati al sacerdozio

- una maggior apertura della Chiesa in quanto tale alle autorità competenti, per le indagini. Questo, devo dire, ha implicato qualche prezzo molto pesante: l'isteria - forse inevitabile - che tali eventi hanno provocato, ha visto vari preti accusati in base a dicerie, la cui vita è stata rovinata, e che poi si sono dimostrati innocenti.

In Italia c'è stato persino un sacerdote che si è suicidato, per poi essere assolto in giudizio.

Questa nota, come anche il caso di Rignano, dove non ci sono sacerdoti coinvolti, dimostra come sia molto pericoloso e profondamente ingiusto trattare con puro sdegno questi casi, che sono tutti e sempre (che siano coinvolti sacerdoti o meno) profondamente delicati.

Se vuole, questo aggiunge un altro motivo di critica alla maniera brutale con cui i media di solito trattano questi casi.

Un saluto.

Don Stefano Colombo


Be', non condivido l'approccio così schematico - anche perché credo che il tragitto verso una certa maturità psicosessuale (mi passi il termine) si sia veramente allungato.

Di conseguenza se la definizione giuridica di pedofili resta negli ambiti da lei impostati, quella sociale andrebbe rivalutata.

Di converso, trovo la sua eloquenza e le sue attitudini veramente stimolanti.

Mi piacerebbe ospitare questo breve carteggio sul mio blog, sempre che non le crei problemi, visto che sono ateo e - benché etero - totalmente solidale e agguerrito per tutto ciò che riguarda i diritti dei gay.

Un saluto,

Alessandro L.


Caro Alessandro,

se ritiene che le poche cose sconnesse che ho scritto siano un contributo, faccia pure. Anche se tutte le volte che mi rileggo avrei sempre voglia di correggermi in vari punti.

L'approccio schematico è dovuto al mio riassunto non alle proposte in sé. Oggi tutti coloro che entrano in seminario sono sottoposti ad esami psicologici.

A questo si aggiunga che le persone che decidono di entrare in seminario sono spesso molto più adulte di quanto succedeva in passato.

Molti vi accedono dopo la laurea.

Io sono entrato in seminario a 29 anni.

Su questo argomento colgo l'occasione per farle notare che quando il Vaticano pubblicò il documento in cui si annunciavano delle misure ad hoc per seminaristi che avessero preferenze omosessuali, si gridò all'omofobia.

Ma ben pochi osservarono che il documento non diceva: "chi è omosessuale non può fare il prete", bensì che c'è una difficoltà maggiore, per una persona omosessuale che si ritrova a vivere in una comunità la cui legge, liberamente scelta, è il celibato, ma dove non sono presenti normalmente donne. Questo è oggettivamente un aiuto per la persona eterosessuale, che inizia una vita simile (rende il passaggio graduale) mentre non lo è per una persona omosessuale, che anzi si ritrova in un ambiente dove la componente maschile è fortemente sottolineata, in modo imparagonabile alla convivenza normale.

Chi, essendo omosessuale, non avesse una maturità personale (e quindi anche sessuale) adeguata, si ritroverebbe inevitabilmente molto provocato.

Questa non è discriminazione, è puro buon senso, eppure i media hanno presentato quel documento in quel modo assurdo. Ancora una volta ci sarebbe da domandarsi il perché...

Un saluto.

Don Stefano Colombo




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