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02 gennaio 2014

Tribe di Rava #UJW21 (recensione da #Orvieto, #jazz)

70 minuti consecutivi di musica contemporanea, tiratissima e seducente, hanno inchiodato 350 spettatori alle poltrone lasciandoli senza fiato, con gli occhi sgranati per raccogliere ogni minimo dettaglio, e l'udito avvolto da suoni e da echi ricchi di radici eterogenee.
C'è molto jazz "bianco" in questo Rava, fortemente influenzato dalla dodecafonia meno ardimentosa e dal Berio più folcloristico, con un occhio rivolto a certe soluzioni dell'ultimo Evans, quando lavorò insieme a Cugny. In più, si percepisce costantemente questa incontrollabile passione per il jazz e per le nuove leve.
Incredibile - e incontenibile - il trombone autorevole di Petrella; fondamentale la batteria di Sferra; vacuo ma fluido il pianismo di Guidi (che ancora non riesco a far mio); timidissimo ma promettente il contrabbasso di Evangelista.
Insomma, una degna conclusione di un Festival articolato e ricco di novità.

30 dicembre 2013

Aaron Diehl racconta il Modern #Jazz Quartet a #UJW21 (recensione da #Orvieto)

John Lewis fu un genio: riuscì a trovare il jazz dentro l'anima di Bach e Debussy, ma soprattutto seppe inserirli nel mondo dell'improvvisazione pura, accontentando - e sfidando - le menti puriste di allora (e di sempre).
Il Modern Jazz Quartet è stato molto più che un combo elegante e sofisticato, e provare a omaggiarlo è un'impresa quasi impossibile.
Ma il bellissimo pianismo di Aaron Diehl c'è riuscito, accompagnato da un ottimo Warren Wolf al vibrafono (sempre musone, però), da un preciso David Wong al basso, e da un affidabile Pete Van Nostrand alla batteria.
Un concerto memorabile che ha visto l'esecuzione di quasi tutte le "città" di Lewis, una Round Midnight da brividi, una Bag's Groove ironica e smaliziata e un Concierto de Aranjuez che avrebbe fatto un baffo a quello più noto di Davis ed Evans.
Insomma, una perla di rara bellezza, impreziosita dalle installazioni video discrete ed evocative di Massimo Achilli.
Diehl è un pianista eccellente, che mi auguro possa raggiungere le vette che merita: speriamo solo che qui da noi riesca a convincere i critici che si accontentano degli zuccherini prevedibili di Brad Mehldau.