Un film quasi perfetto, con un cast eccellente e un ritmo decisamente avvolgente. Con un'unica pecca: l'assedio nello scantinato presidiato da un misurato Tim Robbins. Lì Spielberg tira il freno a mano e sembra avere notevoli difficoltà a riprendere la giusta via. In generale, comunque, non fa rimpiangere la versione originale (omaggiata con un breve cameo dei due protagonisti di allora, qui nelle vesti dei suoceri di Tom Cruise).
In realtà, parlo di questo film per un altro motivo: qualora vogliate avventurarvi nel mondo del cinema, vedete e rivedete più e più volte i primi 25'; per intenderci, fino alla scena del barcone (non aggiungo altro per evitarvi spoiler).
Segnatevi tutto, ma proprio tutto. Inseguite i movimenti della macchina da presa, le scelte musicali, gli stacchi e le inquadrature. Prestate il vostro orecchio ai dialoghi, ai loro tempi. Entrate dentro gli effetti visivi, sempre misurati e mai eccessivi. Guardate i movimenti delle comparse. "Osservate" attentamente l'uso intrigante della musica.
Insomma, La guerra dei mondi di Spielberg ha un inizio che è un compendio di come si possa fare dell'ottimo cinema, senza strafare e senza abusare dei propri mezzi. Ma soprattutto è una lezione immediata, che non ha bisogno di un critico borioso che si esibisca in termini oscuri. Oltretutto, è divertente e leggero: perché solo Spielberg riesce a rendere divertente e leggera la fine del mondo; quasi quasi ne vale la pena.
Visualizzazione post con etichetta Tom Cruise. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Tom Cruise. Mostra tutti i post
05 maggio 2014
23 gennaio 2014
#Nebraska, una stroncatura benevola
E, guarda caso, il film con cui noi over forty lo ricordiamo è 2022: la seconda odissea (Silent Running, 1972), di quel Douglas Trumbull che tanto aveva contribuito al successo della prima Odissea, quella più cerebrale di Kubrick.
In Silent Running, Bruce Dern presentava già il meglio dei suoi registri, con un approccio molto spontaneo e contemporaneamente ricco di sfumature.
Lo ricordiamo anche in perle come Complotto di famiglia (Family Plot, 1976; l'ultimo di Hitchcock), Black Sunday (1977), Tornando a casa (Coming Home, 1978; dallo stesso soggetto del futuro Nato il 4 luglio che aprirà le porte della serietà al finora cazzaro Tom Cruise), Driver l'imprendibile (The Driver, 1978)...
In questo Nebraska, Bruce Dern si conferma immenso, infinito, addirittura incapace di fare il gigione, lavorando sodo, senza ammiccamenti, senza giochicchiare con le sue doti. Bruce Dern non cerca spazi, non li impone, e si mantiene sempre al servizio della storia.
Storia che ha come vera protagonista una provincia americana da incubo, isolata e solitaria e inconcludente, attendista, senza dolore ma anche senza speranza. Provincia raccontata in bianco/nero con inquadrature e luci di rara perfezione, intense ed evocative come poche, sempre ai limiti del quasi new age ma mai stucchevoli o ridondanti.
In più, dispiace dirlo, sembra anche giocare molto sul sentimento immediato dello spettatore: i padri buoni sono merce rara, ed è "facile" costruire una storia di un incontro quasi conciliatorio tra un figlio ormai adulto e un padre ex ubriacone ed ex egocentrico. Insomma, per sfuggire all'ovvio, il regista ha lasciato troppi sospesi e troppi accenni.
Di fronte ad American Hustle questo Nebraska merita sicuramente l'Oscar, ma sarebbe comunque una competizione in tono minore.
Da rivedere in lingua originale.
17 aprile 2013
Oblivion, quando citare fa bene
Mi rendo conto che riuscire a parlar bene di qualcosa con Tom Cruise sia quasi un'impresa (oddio, di cose belle ne ha fatte: Mission: Impossible - Protocollo fantasma, Collateral, Magnolia)... eppure, questo Oblivion ha quel qualcosa che mi ha colpito.
Sicuramente sono condizionato dalla mia passione per i film post apocalittici; in più, la quantità industriale di omaggi e citazioni supera ogni possibile immaginazione (i più smaliziati riconosceranno anche qualcosa di Predator e Mad Max, per dirne due tra i meno smaccati).
Insomma: Oblivion è lento, a volte troppo; ogni tanto il regista indugia inutilmente nei topos della fantascienza colta; alcuni momenti sono addirittura faticosi, altri vicini al ridicolo... però a me questo film è piaciuto, se non addirittura divertito.
Senza indugiare in uno spoiler che vi rovinerebbe la giornata, posso dire che una volta visto il film, capirete perché uno dei produttori è lo stesso del reboot godibile L'alba del pianeta delle scimmie (e non per la nota scena finale della primissima versione, quella con Charlton Eston... tranquilli).
Nota tecnica: buona parte delle riprese è autentica, proposta con antica e saggia retroproiezione.
Nota recitativa: Olga Kurylenko è una barattolina insipida; Andrea Riseborough, invece, è molto brava, e ha un qualcosa nelle corde che le ritornerà utile in ruoli più complessi.
Sicuramente sono condizionato dalla mia passione per i film post apocalittici; in più, la quantità industriale di omaggi e citazioni supera ogni possibile immaginazione (i più smaliziati riconosceranno anche qualcosa di Predator e Mad Max, per dirne due tra i meno smaccati).
Insomma: Oblivion è lento, a volte troppo; ogni tanto il regista indugia inutilmente nei topos della fantascienza colta; alcuni momenti sono addirittura faticosi, altri vicini al ridicolo... però a me questo film è piaciuto, se non addirittura divertito.
Senza indugiare in uno spoiler che vi rovinerebbe la giornata, posso dire che una volta visto il film, capirete perché uno dei produttori è lo stesso del reboot godibile L'alba del pianeta delle scimmie (e non per la nota scena finale della primissima versione, quella con Charlton Eston... tranquilli).
Nota tecnica: buona parte delle riprese è autentica, proposta con antica e saggia retroproiezione.
Nota recitativa: Olga Kurylenko è una barattolina insipida; Andrea Riseborough, invece, è molto brava, e ha un qualcosa nelle corde che le ritornerà utile in ruoli più complessi.
28 maggio 2008
la nostra Africa (ciao, Sidney Pollack)
Accade.
Accade ogni santa volta che mi lavo i capelli.
E subito mi viene in mente Robert Redford che li lava a Meryl Streep.
Lei, così bella e sensuale, lontana da ogni maschilista desiderio di possesso fisico, di quelle donne che staresti ad ascoltare per ore, anche quando parlano di cose futili.
Lui, che non sai se invidiarlo perché è bello, o biasimarlo perché è bellissimo.
E l'Africa.
Io in Africa ci sono stato. Sperduto nella savana keniota. Scendo per pochi secondi, pochissimi secondi, dal camioncino che ci stava traghettando tra mille sapori e colori, e guardo davanti, verso l'orizzonte. Un tremore improvviso mi fa sentire uno stronzetto piccolo piccolo: l'Africa è infinita... e non vedo nessun treno sbucare dal nulla. Mannaggia.
E accanto a me, lui, Sidney Pollack. Che mi ha portato a New York sulla bicicletta di Robert "Condor" Redford. Che mi ha convinto come i leoni scappino via anche e solo se li urli contro. Che ha giocato a biliardo contro Tom Cruise. Che ha cazziato Dustin "Tootsie" Hoffmann. Che ha discusso con George "Clayton" Clooney.
So long, Mister Pollack. So Long.
Che la terra ti sia lieve.
Sidney Pollack, Cinema
Accade ogni santa volta che mi lavo i capelli.
E subito mi viene in mente Robert Redford che li lava a Meryl Streep.
Lei, così bella e sensuale, lontana da ogni maschilista desiderio di possesso fisico, di quelle donne che staresti ad ascoltare per ore, anche quando parlano di cose futili.
Lui, che non sai se invidiarlo perché è bello, o biasimarlo perché è bellissimo.
E l'Africa.
Io in Africa ci sono stato. Sperduto nella savana keniota. Scendo per pochi secondi, pochissimi secondi, dal camioncino che ci stava traghettando tra mille sapori e colori, e guardo davanti, verso l'orizzonte. Un tremore improvviso mi fa sentire uno stronzetto piccolo piccolo: l'Africa è infinita... e non vedo nessun treno sbucare dal nulla. Mannaggia.
E accanto a me, lui, Sidney Pollack. Che mi ha portato a New York sulla bicicletta di Robert "Condor" Redford. Che mi ha convinto come i leoni scappino via anche e solo se li urli contro. Che ha giocato a biliardo contro Tom Cruise. Che ha cazziato Dustin "Tootsie" Hoffmann. Che ha discusso con George "Clayton" Clooney.
So long, Mister Pollack. So Long.
Che la terra ti sia lieve.
Sidney Pollack, Cinema
Iscriviti a:
Post (Atom)