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27 agosto 2024

LA BATTAGLIA DI MARATONA di Peter Krentz (il Mulino)

La battaglia di Maratona è un punto di svolta per la cultura greca: secondo Peter Krentz, infatti, la multiforme civiltà che studiamo nei libri di Storia, diventa adulta dopo le battaglie di Maratona e Salamina.
La Grecia, insomma, diventa consapevole delle sue qualità militari, del suo poter andare oltre il dibattitismo che caratterizza(va) le democrazie, del suo presentarsi unita di fronte al nemico nonostante le mille identità di ogni singola città.
Un libro in perfetto equilibrio tra Storia, geopolitica, strategia militare, psicologia, mitologia e narrativa, dove tutto scorre in maniera chiara e disinvolta, con uno stile autentico e professionale.
E forse per la prima volta vengono spiegati in maniera fluida dettagli sulle armi, le armature, le usanze sia dei civili che dei militari, i pesi, le misure, gli spazi, le città, gli ambienti, la geografia; tutti elementi che aiutano il lettore a farsi un'idea di come si viveva, come si combatteva, cosa si costruiva, quali erano le differenze culturali e caratteriali tra i contendenti.
Non dico sia un libro che potrebbe piacere a tutti, ma che sicuramente è per tutti.
Per amor di polemica, credo andrebbe letto da chi, o per ignoranza o per malafede, insiste nel parlare di radici cristiane dell'Europa; al plurale, insomma. Quando, invece, persino un bambino delle elementari può capire che le radici dell'Europa sono multiformi e molteplici: pagane, romane, etrusche, fenice, celtiche, cinesi, persiane, islamiche, arabe, slave, iberiche, teutoniche, ebraiche, cristiane... e quindi, anche greche.
Ed è grazie alle sconfitte inflitte ai persiani dai greci in quegli anni così cruciali, l'Europa comincia a modellarsi in quella che diventerà dopo due millenni una multicolore identità che ancora oggi riesce a difendersi dalle parole in libertà di generali senza empatia e di politici senza cultura

16 aprile 2021

AUTUNNO di Alessandro Vanoli (il Mulino)

Più che un libro, è una passeggiata dentro l'autunno, dentro i misteri di una quasi-stagione che stimola l'anima, che suggestiona il cuore, che sembra accompagnare la vita dentro il deliquio dell'inverno, ma che in realtà è una delle tanti fasi della Natura, forse la più bella.
Scritto durante la pandemia, questo delizioso gioiello di Alessandro Vanoli ha il pregio di non sembrare un libro scritto durante una pandemia. In realtà, è un ricco sfogliare (un verbo ben che azzeccato per l'autunno) di storie, culture, narrazioni e riferimenti dotti o popolari, in cui l'unico filo conduttore è la curiosità di uno scrittore che scrive con grazia ed empatia.
C'è del velluto tra queste pagine, come anche una certa predisposizione per la meraviglia o per la passione per le piccole cose. Si respira anche una capacità di stabilire dei limiti a una prolusione che altrimenti sarebbe apparsa ai più come un elenco di conoscenze.
È tutto in equilibrio, invece, in calda sospensione: si impara molto senza la fatica dello studiare ad ogni costo; si apprende tanto, senza sentirsi in obbligo di memorizzare ogni passaggio.
Ne consiglio caldamente la lettura.