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30 dicembre 2013

Aaron Diehl racconta il Modern #Jazz Quartet a #UJW21 (recensione da #Orvieto)

John Lewis fu un genio: riuscì a trovare il jazz dentro l'anima di Bach e Debussy, ma soprattutto seppe inserirli nel mondo dell'improvvisazione pura, accontentando - e sfidando - le menti puriste di allora (e di sempre).
Il Modern Jazz Quartet è stato molto più che un combo elegante e sofisticato, e provare a omaggiarlo è un'impresa quasi impossibile.
Ma il bellissimo pianismo di Aaron Diehl c'è riuscito, accompagnato da un ottimo Warren Wolf al vibrafono (sempre musone, però), da un preciso David Wong al basso, e da un affidabile Pete Van Nostrand alla batteria.
Un concerto memorabile che ha visto l'esecuzione di quasi tutte le "città" di Lewis, una Round Midnight da brividi, una Bag's Groove ironica e smaliziata e un Concierto de Aranjuez che avrebbe fatto un baffo a quello più noto di Davis ed Evans.
Insomma, una perla di rara bellezza, impreziosita dalle installazioni video discrete ed evocative di Massimo Achilli.
Diehl è un pianista eccellente, che mi auguro possa raggiungere le vette che merita: speriamo solo che qui da noi riesca a convincere i critici che si accontentano degli zuccherini prevedibili di Brad Mehldau.

29 dicembre 2013

Christian McBride a #UJW21 (recensione da #Orvieto, #jazz)

Prendete l'Hancock di Cantaloupe Island e il Gary Burton della migliore ECM, e avrete il concerto di Christian McBride che ha aperto l'edizione numero 21 di Umbria Jazz Winter.
Buona parte dei brani proposti proviene dal suo ultimo lavoro People Music, con l'aggiunta di una ellingtoniana Sophisticated Lady, suonata dal buon pianista Peter Martin con un voicing simil monkiano.
Nel loro insieme gli Inside Straight funzionano a meraviglia, con il batterismo di Carl Allen che demolisce il metronomo con un afflato ritmico di rara bellezza.
McBride conferma il suo stato di grazia, superando - e di molto - i tecnicismi alla Clarke, suonando il contrabbasso con stile caldo e coraggioso.
Limitato, invece, l'impegno mentale del sassofono di Steve Wilson, forse perché coinvolto in troppi progetti nello stesso Festival.
A sua parziale colpa va detto, però, che anche il vibrafonista Warren Wolf lo è (anzi, ieri è stato impegnato in tre set pressoché consecutivi), ma che comunque ha detto la sua con maggiore impegno.
C'è di più: è stata proprio la sua Gang Gang - molto Modern Jazz Quartet, va detto - ad aver regalato le emozioni più intense.
Insomma, come inizio di Festival ci siamo. È mancato forse il guizzo, ma c'è ancora tempo...