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10 giugno 2010
20 maggio 2010
la rete sotto controllo
La cosa di cui parla Gilioli sembra solo tecnica, ma di fatto c'è un pesante ed evidente tentativo di controllare la rete... un po' come sta accadendo in Iran o in Thailandia. Solo che lì il sangue si vede; qui si vedono solo tanti sorrisi, un popolo ebete, un'opposizione inconsistente e un presidente della Repubblica che sembra non voler capire quello che sta succedendo... ah dimenticavo, prendendo a pretesto queste mie frasi qualcuno in futuro potrebbe chiudere questo blog.
Prendere mouse e tastiera per denunciare come questo benedetto governo cerca di soffocare la rete è ormai diventato noioso per chi lo fa, figuriamoci per chi lo legge: sicché a scrivere post come questo viene prima da chiedere scusa per la ripetitività.
Ma d’altro canto forse è proprio quello su cui contano: prenderci per stanchezza, e quindi poter fare come gli pare.
Così, a costo di essere pallosi, tocca chiedere a tutti di leggersi con attenzione lo spaventoso articolo 3 del “codice di autoregolamentazione del Web” varato da Maroni (Interni) e Romani (comunicazione) o almeno dare un’occhiata all’analisi del sempre lucido Guido Scorza.
No, perché qui siamo di fronte a un inedito obbrobrio, con la richiesta esplicita ai service provider di rimuovere tutti «i contenuti illeciti o potenzialmente lesivi della dignità umana».
In altre parole, agli Isp viene conferita una funzione di poliziotti della Rete, di censori che devono vigilare sui loro utenti e valutare (loro!) quali contenuti sono «illeciti o potenzialmente lesivi della dignità umana» e quindi censurarli.
Non so se è chiaro: un bel giorno un signore che lavora a Vodafone o a Tiscali, a Telecom o a Fastweb, può decidere che il vostro post su Balotelli o su Berlusconi, su D’Alema o sul ristorante cinese sotto casa vostra, è “illecito” e quindi cancellarlo.
Bisogna avere la lucidità e la pacatezza di Scorza per vincere la tentazione di prendere a maleparole i due ministri e notare semplicemente che «in un ordinamento democratico è illecito solo ciò che contrasta con una norma di legge e solo dopo che un giudice lo ha dichiarato tale».
18 maggio 2010
chi l'ha scritto?
La “predicazione politica” della Chiesa, dunque, è in larghissima parte centrata sulla morale della vita, della sessualità e del matrimonio e non su virtù – l’onestà, la dedizione, la sincerità, il rispetto, la dignità, il lavoro, l’impegno – che attengono alla dimensione comune della vita e delle relazioni sociali. Se nelle questioni dell’etica pubblica i valori morali, anzi questi specifici valori morali non negoziabili, sono considerati come le vere e indispensabili virtù civili è inevitabile che la “questione antropologica” diventi non solo il principale, ma di fatto l’unico tema qualificante dell’impegno politico dei cattolici. Il risultato è quello di svalutare altre forme di impegno, per cui appare “più cristiano” il politico che si oppone al divorzio breve o al riconoscimento delle unioni gay di chi vive con coerenza di esempio e di testimonianza la propria fede. Sembra diventato più cristiano opporsi ai Pacs che non rubare, non mentire, non mancare ai doveri di giustizia. Da oltre Tevere suscitano più parole di riprovazione e di scandalo i politici che “attentano alla famiglia indissolubile fondata sul matrimonio” di quelli che degradano la vita pubblica fino ai confini - e spesso oltre i confini - del malaffare. Così la Chiesa, ”agenzia morale” per eccellenza nella società italiana, abdica al suo ruolo da protagonista per la crescita di un’etica civile, rispettata e condivisa, volta al bene comune.
[...]
L’occidente libero e liberale ha certo le sue radici culturali e storiche anche nel cristianesimo e nella sua idea di libertà e dignità umana, ma sarebbe storicamente infondato sostenere che quando la società europea si è mossa in direzioni diverse da quelle suggerite e imposte dal Magistero abbia indebolito la propria identità e la propria capacità di coesione e di inclusione. A 150 anni dall’Unità d’Italia, è perfino inutile ricordare che sulle tesi del Sillabo è stata la Chiesa a dovere ricredersi ed emendarsi. Se poi parliamo dell’Occidente libero di oggi – e non di quello delle guerre di religione, dell’inquisizione, della colonizzazione, e della violenza politica totalitaria – penso che esso viva il tempo migliore per la promozione umana e per la libertà cristiana, molto più di quello in cui il “potere” era cristiano e dunque gli individui non erano davvero liberi di esserlo. Per questa libertà e non per la sua immoralità l’Occidente è nel mirino del fanatismo religioso islamista.
Credo che sia fuorviante affermare che divorzio, aborto legale, coppie gay o fecondazione eterologa siano una degenerazione destinata a far perdere di identità, di unità e di forza la società italiana più che l’illegalità diffusa o la mancanza di un sentimento comune di appartenenza civile alla Repubblica, del cui destino siamo tutti artefici.
Nessuna persona libera e ragionevole chiederà mai alla Chiesa, di rinunciare al suo messaggio, alla predicazione, al proselitismo, ma questo uso dei temi bioetici e della morale sessuale possono al più nutrire il neo-confessionalismo politico, non divenire la comune frontiera della moralità civile del Paese.
Peraltro, appare sempre più evidente che la partita dei “valori non negoziabili” si gioca ormai pressoché interamente sul piano politico-legislativo e non su quello pastorale, come se la Chiesa, prendendo atto della sempre più evidente “disobbedienza cristiana” ai principi della morale sessuale e familiare, considerasse necessario ricorrere alla forza cogente della legge per surrogare la scarsa forza persuasiva della predicazione.
Benedetto Della Vedova, uno del Pdl
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23 aprile 2010
Luca Perina e Flavia Sofri
L'altra mattina leggo Luca Sofri che esalta le non differenze tra "noi dde' sinistra" e Flavia Perina.
Oltretutto la Perina collabora anche su questa nuova invenzione internettara di Sofri e Costa chiamata ilPost: dal che se ne deduce che almeno in tavola assieme ci vogliono stare.
Poi però incorro in questo post dove vengono elencate asetticamente le votazioni che la deputata Perina ha fatto e che nulla dovrebbero avere a che fare con "noi dde' sinistra". Ma proprio nulla. E se io fossi stato un blogger noto e influente, e adesso anche direttore di una testata, sarei stato molto più accorto.
Insomma, sommati i due post, c'è solo una domanda da farsi: qual è la differenza tra Sofri, la Perina e il sottoscritto?
Tra il salotto di Sofri e il divano della Perina sembra nulla. Leggete qua:
Per proprietà transitiva, quindi, e non dovendo più distinguere tra i due (per loro stessa ammissione), mi viene da dire che tra me e Sofri invece le differenze ci sono - eccome!, perché io queste cose non le avrei votate. MAI.
Oltretutto la Perina collabora anche su questa nuova invenzione internettara di Sofri e Costa chiamata ilPost: dal che se ne deduce che almeno in tavola assieme ci vogliono stare.
Poi però incorro in questo post dove vengono elencate asetticamente le votazioni che la deputata Perina ha fatto e che nulla dovrebbero avere a che fare con "noi dde' sinistra". Ma proprio nulla. E se io fossi stato un blogger noto e influente, e adesso anche direttore di una testata, sarei stato molto più accorto.
Insomma, sommati i due post, c'è solo una domanda da farsi: qual è la differenza tra Sofri, la Perina e il sottoscritto?
Tra il salotto di Sofri e il divano della Perina sembra nulla. Leggete qua:
Mi trovo quasi sempre d’accordo con lei, non solo sul piano delle posizioni politiche ma soprattutto su quello di analisi e valutazioni più estese e generali. E dopo aver parlato un po’ con lei in un bar romano [sic!], le ho chiesto, a partire da questo suo articolo, «ma scusa, sono mesi che ti sentiamo dire cose assolutamente condivisibili e auspicabili, e ci diciamo ogni volta “guarda come siamo d’accordo” e ce ne meravigliamo, e anzi ormai non ce ne meravigliamo più.
Per proprietà transitiva, quindi, e non dovendo più distinguere tra i due (per loro stessa ammissione), mi viene da dire che tra me e Sofri invece le differenze ci sono - eccome!, perché io queste cose non le avrei votate. MAI.
Flavia Perina vota a favore del legittimo impedimento (seduta 277 del 3 febbraio 2010).[...]
Flavia Perina vota a favore del reato di immigrazione clandestina (seduta 177 del 14 maggio 2009).
Flavia Perina vota a favore delle ronde (seduta 177 del 14 maggio 2009).
Flavia Perina vota a favore del prolungamento a 6 mesi della permanenza negli ex CPT (seduta 177 del 14 maggio 2009).
Flavia Perina vota a favore delle realizzazioni di nuove centrali nucleari (seduta 48 del 5 agosto 2008).
Flavia Perina vota a favore dell'abolizione dei limiti per i pagamenti in contante ai professionisti (seduta 48 del 5 agosto 2008).
Flavia Perina vota a favore dello scudo fiscale (seduta 225 del 2 ottobre 2009).
Flavia Perina vota a favore del Lodo Alfano (seduta 32 del 10 luglio 2008).
Flavia Perina vota a favore dell'abolizione dell'ICI (seduta 26 dell'1 luglio 2008).
Flavia Perina è cofirmataria della mozione Cota e altri per l'istituzione delle classi ponte per gli stranieri (seduta 66 del 14 ottobre 2009).
Flavia Perina è cofirmataria dell'interrogazione che sostiene il carattere disciminatorio di una risoluzione dell'Agenzia delle Entrate per la quale l'iscrizione dei figli a scuole private sarebbe indice di alto reddito delle famiglie.
Flavia Perina vota a favore della Social Card (seduta 48 del 5 agosto 2008).
Quando si dibatteva se Obama fosse troppo moderato o troppo liberal, qualcuno andò a vedere come votava da senatore e se si discostava (e quanto) dall'ortodossia del suo partito. Ebbene, su 129 volte in cui Flavia Perina e Ignazio La Russa sono stati presenti assieme in seduta, hanno dato lo stesso voto per 128 volte. Delle 11 volte che Berlusconi è stato presente con lei, hanno espresso lo stesso voto tutte e 11 le volte. Con Umberto Bossi sono andati d'accordo 166 volte su 167. Con Michela Vittoria Brambilla 69 su 71. Con Paolo Bonaiuti si sono trovati d'accordo 360 volte su 361. Più in generale, su 3979 votazioni nominali a cui ha partecipato (votazioni, cioè, in cui l'eventuale dissenso dal gruppo è scoperto), l'on. Perina ha votato diversamente dal Gruppo PdL 17 volte, lo 0,43% delle volte. Antonio Martino, per dire, ha espresso 146 voti ribelli su 3067 votazioni nominali (4.76%); Gaetano Pecorella (dico: Gaetano Pecorella) ha votato difformemente dal gruppo 50 volte in 3863 votazioni nominali (1.29%). Piero Fassino, per fare un esempio, ha votato in dissenso dal gruppo PD per 17 volte sulle 862 votazioni nominali a cui ha partecipato: quasi il 2% delle volte. Dati alla mano, Piero Fassino è un democratico ribelle quasi 5 volte tanto quanto Flavia Perina sia una pidiellina ribelle.
11 marzo 2010
Elsa Morante e il Capo del Governo
Circola da qualche settimana questo scritto di Elsa Morante:
Qualunque cosa abbiate pensato, il testo è del 1945 e si riferisce a Mussolini...
Più precisamente è del 1° maggio 1945, da Pagine autobiografiche postume, pubblicate in “Paragone Letteratura”, n. 456, febbraio 1988
"Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo.
Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini?
Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale. La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto.
Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto.
Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei.
Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt'al più il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po' ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e impudico. In Italia è diventato il capo del governo. Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano.
Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile,
e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare"
Qualunque cosa abbiate pensato, il testo è del 1945 e si riferisce a Mussolini...
Più precisamente è del 1° maggio 1945, da Pagine autobiografiche postume, pubblicate in “Paragone Letteratura”, n. 456, febbraio 1988
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