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04 marzo 2021

ANIMALS di Giovanni Rossi (Tsunami)

Credevo di essere un carbonaro solitario a ritenere "Animals" uno dei veri e propri capolavori dei Pink Floyd, tanto che spesso me lo tengo per me, pur di svicolare da quei fan leggermente matti che seguono la musica come fosse una religione.
Quando ho visto uscire questo libro, ad opera di un autore di cui avevo già parlato strabene qui per la sua eccellente biografia su Roger Waters, ho stappato la champagne: finalmente non ero solo.
Ma purtroppo il libro non conferma l'esperienza precedente. Per stessa ammissione dell'autore, c'è anche un po' di finzione; documentata e attendibile, ma pur sempre finzione. E quando ci si dà alla finzione, ci si crede anche romanzieri; ma per essere romanzieri, bisogna anche saper raccontare, indipendentemente dall'argomento. E qui, purtroppo, la narrazione è troppo amatoriale.
Anche per questo limite, per le prime 60 pagine non accade nulla. Si ha solo a che fare con lo sfoggio di conoscenze storiche ed aneddotiche, ma nulla di più. Le altre pagine sono certamente migliori, ma troppo caotiche e prive di un punto fermo. Alla fine, insomma, l'autore racconta una passione, ma senza appassionare. Fugaci, fugacissime, alcune informazioni che onestamente non avevo ancora letto (nonostante una biblioteca notevole), che però si disperdono in un libro che mi sembra veramente un'occasione persa.
A latere - ma ormai è un vizio diffuso: mancano contributi tecnici e un indice analitico; quando si parla di musica, sono imprescindibili.

05 gennaio 2015

Roger Waters - Oltre il muro (la biografia di Giovanni Rossi)

Quando m'inventai questa fintissima recensione di Roger Waters sull'"ultimo" dei Pink Floyd, non sapevo gli fosse stata dedicata addirittura una biografia, credetemi.
Lo dico perché io avevo esplicitamente giocato ad intuire certi aspetti della sua personalità, basandomi solo sull'ascolto di tutta la sua discografia e sulla lettura di qualche intervista da alcuni libri dell'allora pionieristica Gammalibri. Pochi elementi, insomma.
Eppure, in questo ottimo libro di Giovanni Rossi li ho trovati confermati e ampliati: segno che forse il buon bassista può fare l'ombroso e l'introverso quanto gli pare, ma che il suo cuore e la sua anima alla fine ci sono arrivati sani e saldi.
Il primo pregio di questo testo è la documentazione. Basta fare alcuni controlli incrociati (la bibliografia sopra citata, l'autobiografia di Nick Mason e questo gioiello), e ci si rende conto che Rossi ha restituito una storia umana e professionale tra le più vicine alla realtà. Poi, è ovvio, si basa solo sul "riportato" di altri protagonisti: però, è altrettanto evidente come l'autore abbia saputo divincolarsi tra le mille difficoltà che il cronachismo comporta.
Il secondo pregio è il saper coinvolgere il lettore, anche quello meno pinkfloydiano. Insomma, è Storia della Musica, e non solo la storia di un complesso musicale.
Il terzo pregio è che l'autore non parla di sé, delle proprie presunzioni, non stravolge significanti e significati, citando a man bassa qualsiasi cosa soddisfi il suo egocentrismo (per dire: non straparla di Weltanschauung o di Adorno). Giovanni Rossi, insomma, parla solo di Roger Waters.
Nonostante, e ormai, io sia sempre più attratto dal jazz e da musica meno "prevedibile", leggendo questo ottimo testo ho avuto un fremito di nostalgia, ricordandomi le belle sensazioni che provai aprendo con frenetica perizia il cellophane nero di Wish You Were Here.
Non so se sia disponibile ancora in libreria (io l'ho trovato fortuitamente ad Orvieto): però potrete pur sempre ordinarlo qui.