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06 ottobre 2017

Pietropaoli, "The Princess", una recensione per immagin(azion)i

La Principessa di Pietropaoli sa di passeggiata sorniona in giro per la città, dove spunti e idee sembrano capitare per caso, senza alcun scopo intenzionale.
Godere delle cose belle, senza dare loro chissà quale significato pedante, dove l’essenza della musica vive di cenni, quasi soffusi, con poche ma giuste note: un panorama ricco di suggestioni, mai pesanti, mai indolenti.
Il cd si apre con una Jealous Guy suonata di pomeriggio primaverile, alla luce di birre chiare fresche e leggere. Mazzariello pennella poche dolci note, mentre SuperEnzo e Paternesi lo coccolano quel giusto, in attesa di brindare alla sera che si avvicina.
Segue poi un “mediterraneo” A Hard Rain's A Gonna Fall, dove per fortuna svanisce il biasichio della (a volte, diciamolo) voce insopportabile di Bob Dylan, per dare giusto spazio a un Mazzariello che suona ottimamente senza sparare virtuosismi prevedibili.
Dopodiché, giriamo in notturna, con una Night and Day che sembra suonare le note mancanti del capolavoro di Porter. Confesso che è un’attitudine che trovo sempre rischiosa: smontare un classico e proporlo sotto altre vesti, appartiene a un jazzismo che potrebbe risultare addirittura stucchevole. Il trio di Pietropaoli, invece, evita le curve più pericolose e raggiunge momenti di ghiotta rarefazione.
Arriviamo a quei giri tipici di Pietropaoli, Scaleno Beat, dove io mi perdo un po’ troppo, forse anche a causa del batterismo pieno di piatti di Paternesi. È l’unico brano in cui smetto di passeggiare perché qualcuno al cellulare mi sta distraendo. Preferisco di gran lunga le altre due perle di SuperEnzo, The Princess (6) e Supereroa (7), decisamente intriganti e piene di idee (specie la prima).
Secondo me, il perno su cui l’intero cd posa le sue solide basi narrative è il quinto brano, una dolcissima cover di Father Son, altrimenti stucchevole componimento di Peter Gabriel. Pietropaoli e Mazzariello la smontano e ricompongono, aiutati da una batteria che a tratti ricorda un tamburino militare (una scelta coraggiosa che sa di futuro). Di se per stesso, è un brano pericoloso, che poteva diventare una buccia di banana: qui, invece, è un capolavoro. Se il pianoforte avesse un dio, qui Mazzariello diventa il suo sacerdote più credibile. Da ascoltare e riascoltare più volte.
L’ottavo brano è la Philadelphia di Neil Young: anche se non conoscete la trama del film, riuscite a sentire i passi convulsi di Tom Hanks alle prese con una malattia che allora non dava scampo. C’è anche molta speranza, molta ariosità; ma lo struggimento la fa da padrone. E sta bene.
E sta altrettanto bene affrontare senza remore le note rugginose dell’Eddie Vedder di The End. Qui il trio di Pietropaoli riesce a far sorridere una canzone che altrimenti ci butterebbe dentro a grotte buie e umide. Onestamente, non so come siano riusciti nell’impresa, ma almeno - e una volta tanto - i Pearl Jam non sono tristi.
Il cd si conclude con una God Only Knows inizialmente struggente, poi pensierosa e quindi solare. Brian Wilson ringrazia, e chi ha passeggiato con il trio di Pietropaoli, pure.
Da anni penso che SuperEnzo sia arrivato a un punto della sua carriera in cui potrebbe smettere di osare, di raccontarsi e di raccontare; e, invece, lui continua a camminare, sorridente e umile, pronto a lanciare sfide senza strafare, pronto anche a fermarsi per fare due chiacchiere, anche e solo per ascoltarti, per poi riprendere a (in)seguire neanche lui sa cosa.

30 novembre 2015

Enzo Pietropaoli Quartet: Yatra 3

Ti svegli una mattina e decidi che è arrivata l'ora di dedicarti un po' del tuo tempo, senza grossi impegni ma anche senza strascinarti dentro l'ozio obbligato, quello che ti abbassa al grado di "reduce dal lavoro". 
Decidi, insomma, di sorseggiare un buon alcolico, di massaggiare gli occhi con qualche paesaggio, di obbligare il tuo lettore cd ad ascoltare la musica che sta per proporti.
Prendi il cd e ti blocchi a mezz'aria, lì, in piedi davanti alle casse acustiche. Ma cosa sta accadendo? Cosa diamine ha messo in piedi questo inestimabile altone con i baffi e l'aria sorniona? 
Senza che te ne accorgi, ascolterai tutto il cd con la mano ancora sulla copertina del disco, la tua faccia che punta nel vuoto, distratta solo dai numeri del timing che scorrono inesorabili; con la bocca aperta a metà e il wisky che ti aspetta ormai impermalito al limitare della poltrona.
È fatta, ti ha preso e non ti molla più. Già la sola Dopo le nuvole è un concentrato di così rara bellezza che vale il prezzo del cd. Dopo, potresti anche spegnere il lettore e andare via da casa. 
Le note hanno preso possesso di ogni singola cellula dei tuoi ambienti, trasformando il resto dei dischi e dei libri in inutile robaccia da borghesuccio viziato.
Certo, puoi rischiare oltre e avventurati in momenti quasi modali tipo Pescatrici di perle (Enzo, ma come hai fatto?), o in avventure stratosferiche come Coffe and Tv (dei Blur, il cui approccio di Pietropaoli ricorda molto il mood del video ufficiale), o saltando fraternamente nella gola raschiata di Janis Joplin (Mercedes Benz)... insomma, Yatra 3 è un capolavoro, un autentico capolavoro.
In più, "Nonno" Pietropaoli si conferma ottimo compositore, raro leader, sicuro compagno di momenti imperdibili.
Eccellenti tutti gli altri, anche se Mazzariello merita un mezzo punto in più per il suo essere totalmente al servizio di tutti e contemporaneamente anche del pianoforte.