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31 dicembre 2014

Paolo Fresu / Daniele Di Bonaventura duo a #UJW22

Qualsiasi genere musicale venga sfiorato dalla grazia di Fresu, diventa magia. Non so come faccia, né tantomeno voglio saperlo, ma è una dote così rara e profonda che dopo ogni suo concerto non voglio ascoltare più musica alcuna per il resto della giornata.
Questo con Di Bonaventura è stato un viaggio nel mondo del bandoneon, senza però mai toccare la parte più ovvia - quella del tango, cioè - se non con una premessa ironica alla conclusione del set (la sempiterna Adios Muchachos di Gardel).
Commovente, ai limiti dei lucciconi, la sofisticata esecuzione di Non Ti Scordar Di Me; aggraziata la variazione intorno a una tradizionale ninna nanna bretone; felicissime citazioni di Puccini, Bach e Stravinsky, di El Pueblo Unido e di antichi echi del Sudamerica meno noto; doppio omaggio all'amico e sodale Ermanno Olmi; conclusione d'obbligo con la sempre attuale Te recuerdo Amanda.
Un concerto tondo, pulito, elegante e ricco di suggestioni che ritroveremo in altre forme nel marzo venturo in un cd ECM.

04 aprile 2014

storie di quotidiana sanità


Un bel giorno di dieci mesi fa, una mia amica endocrinologa mi fa "guarda che è serio, devi fare qualcosa: hai due noduli alla tiroide, e uno dei due non mi piace per niente". Parlo con La SuperEndocrinologa del Pianeta che mi consiglia un'operazione pressoché immediata. 
Certo, c'è da chiedersi come mai l'ospedale toscano SuperSpecializzato che mi segue da 19 anni per altre rogne, non se ne sia mai accorto... ma questa è la prima delle stravaganti peripezie che ho vissuto da luglio scorso. Primo nod(ul)o, è il caso di dirlo: il Migliore Chirurgo tiroidista di Roma ha una lista d'attesa pubblica di 245 pazienti; e privatamente mi costerebbe un occhio della testa.
Ergo, chiamo un mio StrAmico primario, cedo ai miei principi, e gli chiedo se può fare qualcosa. Passano l'estate e il Natale, e vengo chiamato per una preospedalizzazione... evviva la modernità, urlo!
Macché: entro in una stanza più trafficata del GRA, e Anestesista Incazzata Con La Vita mi fa le domande giuste MA senza aspettare le risposte utili. Un classico.
Fatto sta che - secondo nod(ul)o - se solo mi avesse ascoltato subito, avrebbe scoperto che un banalissimo problema che ho alle gambe, mai potrebbe inficiare l'anestesia. E, invece, la questione tornerà.
La tipa mi guarda e fa "tra qualche giorno la chiamiamo per la preospedalizzazione". E questa cos'era? "Una conversazione, che domande!". Ah!
Dopo una settimana, mi chiamano per la (immagino) preospedalizzazione: mi prendono l'orina, mi prelevano il sangue, mi fanno la lastra... e poi? "Ci si vede tra una settimana!". Cioè, tra una settimana mi operate? "No, tra una settimana faremo la preospedalizzazione...". 
E questa cos'era, una conversazione? "No, le abbiamo fatto i prelievi". Ah, se non me l'avesse detto, non me ne sarei accorto...
Seconda preospedalizzazione (forse l'ultima?), terzo nod(ul)o. Anestesista Che Ha Litigato Col Kajal mi fa le stesse identiche domande dell'Incazzata, e mi consiglia una visita specialista da un tipo perché non è convinta della situazione. Che i miei problemi articolari potessero far male alla tiroide malata, mi fa sganasciare dalle risate.
Ergo, dopo qualche giorno, incontro lo specialista articolare che si sganascia anche lui, dando il suo placet all'operazione in due-secondi-due. Il resto del tempo, l'abbiamo passato parlando dei King Crimson e di Bach.
Quarto nod(ul)o: cinque minuti dopo quest'incontro, consegno la cartella al reparto, ma mi dicono che un'altra anestesista deve dare l'ok all'ok dello specialista... ma tra una settimana. Allora divento una bestia e con furba disinvoltura butto là il nome "Rai": nel giro di due-secondi-due, si materializza Anestesista Biondarella che dà il via libera all'operazione. Entro 30 giorni, sarò operato.
Quinto nod(ul)o: certo, sarebbe tutto ok, ma scopro per puro caso la mia cartella è sparita.  Nel giro di altri due giorni, lo StrAmico primario la trova dimenticata dentro un'altra cartella di un tipo con problemi nonsodove. 
Qui di seguito, se ci siete arrivati vivi, perderete il conto di altri nod(ul)i.
Il giorno dell'operazione, mi dicono di presentarmi perentoriamente alle 07:00. Arrivo alle 06:50, e trovo sbarrata la porta del reparto. Arriva Caposala Lemme Lemme alle 07:10 e inizia a ridere: "haivoglia ad aspettare".
Dopo un'ora mi chiama Specializzanda Grissino che mi invita ad entrare nello sbarratissimo reparto; poi mi ributta fuori... un'orda famelica di operandi mi guarda con stupore.
Dopo un'altra ora, mi richiamano, entro nella mia stanza: sarebbe da quattro, stretti stretti, ma ci sono cinque malati. Quello nel "mio" letto viene elegantemente invitato a "togliersi dai coglioni" per dare spazio al sottoscritto.
Finalmente arriva la barella. 
Comincio l'uscita trionfante, guarderò negli occhi mia moglie e le dirò languidamente che la amo e che deve stare tranquilla...
... ma STOP!, "questo non è Loppi!". 
Ah sì, e chi sarei? Arriva la Caposala Lemme Lemme e tira fuori un altro foglio, dicendo "sì, forse questo è Loppi"... mi scusi, ma certo che sono io. "Stia buono che c'è casino".
Durante il trasbordo verso la Sala Operatoria, i due portantini si chiedono dove dovrei essere operato. E io: alla tiroide. "Ne è certo?". Non voglio sapere cosa sarebbe accaduto se avessi risposto negativamente.
Vengo parcheggiato in sala preoperatoria (quella giusta?). Ricordatevi che senza occhiali non ci vedo, neanche se mi pagate.
Arriva ippopotamamente Specializzando TiroSùColNasoMaNonMeLoSoffio e mi spara un pippone sul Consenso Informato, ma se l'è dimenticato.
Lo sostituisce placidamente Specializzanda Shabadabadà che mi spara un altro pippone sul Consenso Informato; peccato che mi faccia firmare quello sbagliato.
Infine, si accosta Specializzanda New Age, e mi sbraca la vena della mano sinistra per mettere una cannuletta piccola così.
Finalmente mi mettono in sala, e mi addormo (come si dice a Roma).
Mi sveglio e sento che ho la testa incastrata: ho il cerottone che tira sul mento; ergo, devo stare sempre chinato per evitare strappi. Solo il giorno dopo, il medico di turno metterà la testa a posto.
Vengo sbattuto sul mio letto, televisione a palla, finestra aperta... uno spasso. Meno male che caratterialmente reagisco bene: tra mia moglie e l'ascolto del Matteo di Bach, dormicchio e parlicchio... ma sto bene, dài.
Nel giro delle 30 ore successive, è accaduto di tutto: mi hanno dato da mangiare quando dovevo stare a digiuno, e mi hanno negato la colazione quando dovevo invece recuperare le forze; è entrato uno sconosciuto per defecare nel nostro bagno (lasciando ossequiosamente la porta aperta, of course); si è cambiato un altro vecchietto per essere operato di lì a poco; mi hanno dato una flebo sbagliata; hanno speronato tutti i letti per schiantarne un altro in orizzontale per far operare d'urgenza un'altra persona; mi hanno gentilmente intimato di "togliermi dai coglioni" perché il mio letto serviva a un altro malato.
Attenzione, stiamo parlando di uno dei migliori ospedali della Capitale; tra i primi in Italia. E non si tratta di soldi che mancano, eh...

31 dicembre 2013

Il barocco di Fresu e Caine a #UJW21 (recensione da #Orvieto, #jazz)

Che serata!
Fresu e Caine hanno raccontato il barocco e la classica con rara perfezione, divertendo, commuovendo e incuriosendo un pubblico abbastanza attento, in un contesto sempre molto evocativo come solo sa essere il Teatro Mancinelli.
Si inizia con il Bach più intimo per poi passare al noto canone di Mahler dalla sua Prima Sinfonia. E qui mi sono commosso, sia perché amo il compositore, sia perché mi sono ricordato di quando il compianto Quattrocchi commentò per me il progetto che Caine propose proprio sulle musiche di Mahler.
Poi, un salto dentro Monteverdi. La notizia è che anche Fresu sbaglia: ha preso una stecca niente male che però ha dissimulato con mestiere.
Grande lettura delle Variazioni Goldberg, superbo rispetto per la Mimì pucciniana, grandissima Lascia Ch'io Pianga di Händel che mi ha ricordato alcune cose privatissime che mi legano a mia moglie.
Dopodiché i due ci hanno accompagnati dentro le composizioni di Barbara Strozzi, semisconosciuta perché donna e perché soffocata comunque dall'invadenza di Monteverdi.
Gran finale con l'inno di Händel e una Butterfly nostalgica, con un bis baroccheggiante di estrema bravura.
Disco in arrivo? Speriamo, perché il concerto è stato bellissimo.

30 dicembre 2013

Aaron Diehl racconta il Modern #Jazz Quartet a #UJW21 (recensione da #Orvieto)

John Lewis fu un genio: riuscì a trovare il jazz dentro l'anima di Bach e Debussy, ma soprattutto seppe inserirli nel mondo dell'improvvisazione pura, accontentando - e sfidando - le menti puriste di allora (e di sempre).
Il Modern Jazz Quartet è stato molto più che un combo elegante e sofisticato, e provare a omaggiarlo è un'impresa quasi impossibile.
Ma il bellissimo pianismo di Aaron Diehl c'è riuscito, accompagnato da un ottimo Warren Wolf al vibrafono (sempre musone, però), da un preciso David Wong al basso, e da un affidabile Pete Van Nostrand alla batteria.
Un concerto memorabile che ha visto l'esecuzione di quasi tutte le "città" di Lewis, una Round Midnight da brividi, una Bag's Groove ironica e smaliziata e un Concierto de Aranjuez che avrebbe fatto un baffo a quello più noto di Davis ed Evans.
Insomma, una perla di rara bellezza, impreziosita dalle installazioni video discrete ed evocative di Massimo Achilli.
Diehl è un pianista eccellente, che mi auguro possa raggiungere le vette che merita: speriamo solo che qui da noi riesca a convincere i critici che si accontentano degli zuccherini prevedibili di Brad Mehldau.

05 giugno 2012

la guerra è dichiarata, un signor film

Adoro questo tipo di film, perché sono l'esempio di come si possa fare cinema senza palle al piede. Un cinema serio, ma non serioso; che omaggia senza fare il paraculo; che s'immerge nel dolore senza farne scempio o speculazioni; che fa ironia senza essere crasso.
Insomma, il cinema che vorresti vedere ogni santo giorno, ma che almeno in Italia non esiste più, se non nell'armadio dei ricordi di chi adora questo mondo dalle viscere.
La storia è vera, e ancor più veri sono i protagonisti (ottimi sceneggiatori insieme; lei sola alla regia), considerando che hanno vissuto veramente quanto raccontano, stemperandolo in un finale che sa molto di Truffaut (senza adagiarcisi sopra, però).
C'è ritmo, ironia, un ottimo montaggio, una scelta delle musiche veramente azzeccata (si va da Vivaldi a Laurie Anderson, passando per Delerue e Offenbach, o per Von Pohel e Bach), una coreografia di personaggi e di stili eterogenei, intriganti e ricchi di sapore.
Ma, soprattutto, c'è un elemento cui penserete distrattamente quando uscirete col sorriso da ebeti stampato in fronte (ATTENZIONE! SPOILER!): il film inizia con la fine, e quindi siete già preparati all'evoluzione della storia, già siete rasserenati che tutto andrà bene; eppure, i nostri riescono a darvi mazzate e sorrisi in egual misura, a farvi trepidare, a subire/vivere insieme a loro ogni singolo passo di dolore e speranza... eppoi, diciamolo chiaramente, cari maschietti: lui è proprio un uomo. Un uomo vero. Altroché!
Insomma: un gran bel film!


18 agosto 2009

Bach in Central Park

Sicuramente avrete nel vostro iPod la rara "Passione secondo Matteo" di Johann Sebastian Bach. Figuratevi se non ce l'avete.
Altrettanto sicuramente avrete il "Concert in Central Park" di Simon & Garfunkel.
Ora: dal primo ascoltate il corale "Erkenne mich, mein Huter", e dal secondo "American Tune".
Identici, no?

19 marzo 2008

le mie lacrime per Minghella

Appena ho saputo della morte di Anthony Minghella (6/1/1954-18/3/2008) mi sono commosso. Pesantemente commosso.
Lo so, non è un grande regista, non ha uno stile formale ben codificabile, ma ha diretto uno dei più bei polpettoni degli ultimi anni, prendendo spunto solo da pochissime righe contenute nel romanzo originale.
E le gesta, il romanticismo, la grazia del Paziente inglese me le porto dentro da sempre, ben prima che venisse girato il film. Fanno parte del mio carattere.
Ancora oggi, quando guardo il fosso della giugulare di mia moglie, mi vien da chiamarlo il bosforo di Almacy. E quando penso al nostro viaggio in Egitto, non posso che rivedere quelle foto e quei momenti attraverso la musica mahlerian bachiana di Gabriel Yared. E quando penso agli esploratori del '900, a Erodoto, alla Caverna dei Tuffatori, all'Anabasi di Senofonte, ai venti... mi vedo circondato dai volti di Ralph Fiennes, Kristin Scott Thomas, Willem Dafoe e Juliette Binoche.
Ma soprattutto ripenso a questa scena.
So long, Minghella, so long...



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