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04 febbraio 2021

LA NAVE SEPOLTA

Basato su un fatto realmente accaduto, questo Nave sepolta è il classico esempio di come si possa cucinare una pietanza mediocre nonostante gli ingredienti siano potenzialmente di qualità.
Non avendo letto il romanzo di riferimento, e non avendo alcuna aspettativa, posso solo dire che la sceneggiatura fa acqua da tutte le parti: se cerca di muoversi intorno al Paziente inglese, non c'è riuscita neanche di sfuggita; se magari vuole sottolineare un grande evento archeologico, non me ne sono accorto; se, invece, rappresenta la storia di due vite opposte ma coinvolte dallo stesso destino, è tutto troppo accennato; se però i veri protagonisti sono il bambino o Peggy o l'imminente guerra, i loro sono ruoli totalmente secondari.
La regia latita, sembra quasi lasciarsi andare al caso. Non c'è cifra né coerenza né una direzione chiara. 
Ne risente la fotografia, che alterna guizzi di notevole spessore con altri fuori registro e quasi amatoriali. La scelta, poi, di alternare dolly, telecamera a spalla, droni e cineprese standard, rende incoerente la tessitura delle scene.
Il montaggio è di quelli che dimentichi dopo pochi minuti (da uno che ha lavorato su Descent mi aspettavo di più), mentre la musica ricalca troppo il Nyman più commerciale.
Ralph Fiennes è totalmente sprecato e non riesce in alcun modo a farci appassionare al personaggio, mentre Carey Mulligan piange tutto il tempo senza restituire quell'idea femminista e coraggiosa che caratterizzava l'Edith Pretty originale.
Insomma, è un film inutilmente lungo, noioso e che mi ha fatto inquietare un po': quando si hanno in mano temi così belli e potenzialmente ricchi di spunti, trovo inaccettabile che vengano uccisi con tanta approssimazione.

24 aprile 2010

Scontro tra titani

L'eroe di Avatar (cfr mia recensione) si alza dalla sedia a rotelle e si trasforma in Perseo. E fin qui fa parte della professione di attore. Ma quando si ha una faccia sola è difficile essere credibili. Per carità, il film in questione non ha molte pretese, ma almeno un paio di lineamenti in più avrebbero giovato all'immoto eroe greco.
Scontro tra titani deve poco al precedente Scontro di titani: la storia più o meno è quella (con tanto di citazione ironica del gufo volante), ma qui mancano l'imprevedibilità dei trucchi artigianali del monumentale Ray Harryhausen, e anche un pizzico di infantile scioccheria.
Diciamolo: qui si prendono un po' tutti sul serio; complice forse un pesante doppiaggio, o forse il fatto che quando vedi Ralph Fiennes (seppur truccato) ti arriva comunque addosso tutto l'esistenzialismo irlandese possibile ed immaginabile; o forse perché la versione originale sfiorava il ridicolo e quindi le volevi bene, questa sfiora la perfezione strutturale e quindi traspaiono le assurdità del contenuto.
Alla fine, e però, è forse il primo dei tre film in 3d visto finora (il secondo era l'Alice di Tim Burton) di cui son riuscito a seguire la storia senza distrarmi per colpa di effetti ed effettimi. E la cosa che mi ha più divertito è che ero solo nella Sala Troisi qui a Roma. Solo. Assolutamente solo in mezzo ad altri 371 posti vuoti.
Per bambini dentro.