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14 dicembre 2023

THE CLONE WARS da vedere è

Il fanciullino che cerca di sopravvivere in me trova avvilente questo proliferare di serie tv intorno la saga di Star Wars.

Già il trittico prequel e quello sequel cinematografici sono stati fastidiosi da digerire, figuriamoci le trame e sottotrame televisive da inseguire per ritrovare sensazioni che in realtà dovrebbero restare nell’eterno passato.

Certo, Mandalorian è “carino”, Ahsoka regge bene, Andor è potenzialmente intrigante; ma l’insieme è diventato la sag(r)a della porchetta, ammettiamolo.

Un bel giorno, mentre registravo un mio intervento per Digital World, il tecnico del suono mi ha parlato molto bene della serie animata The Clone Wars: per chi conosce poco il franchising, è l’ideale prosecuzione delle vicende narrate nel cinematografico Guerra dei cloni.

A suo tempo, ne avevo già assaporato qualche frammento, ma avevo trovato i disegni fastidiosi. Però ho deciso di riprovarci: resta un prodotto difficile da accettare, ma ha dalla sua alcuni elementi narrativi che trovo stimolanti.

Anakin/Dart Fener acquista molte più sfumature, rendendo corposo e credibile il suo futuro passaggio al lato oscuro; i cloni sono “buoni”, eroici, coraggiosi, ti ci affezioni (del resto, benché identici, ognuno di loro ha una cifra nel vestiario che li rende individuabili); Kenobi, invece, diventa sapientino e antipatico, ben lontano dall’aura di Alec Guinness nel “nostro” Guerre Stellari.

Niente di eccezionale, per carità, ma guardandolo da questa angolatura, l’intera saga cinematografica vi si ripresenterà poi in una forma diversa.

Una curiosità che riguarda trasversalmente l’intero franchising: il personaggio del pilota “buono” Wedge Antilles è interpretato da Denis Lawson; nel mondo reale è lo zio di Ewan McGregor, che a sua volta interpreta Obi-Wan Kenobi da giovane; nel mondo reale è il marito di Mary Elizabeth Winstead, che a sua volta interpreta Hera Syndulla…

23 febbraio 2022

STAR WARS. LA POETICA DI GEORGE LUCAS (La Nave di Teseo)

Un denso e vasto saggio intorno e dentro Guerre Stellari e il suo creatore, George Lucas. Un libro che è anche un ripassone di antropologia, psicologia, teoria del cinema, filosofia greca, strutturalismo, mitologia... insomma, è un libro tondo, tondissimo.
Confesso che in alcuni momenti l'ho amato, ma in altri l'ho sopportato a fatica. L'autore tende un po' troppo a sbrodolarsi addosso, dimenticando quell'antico ideale che dovrebbe essere il "patto con il lettore". Approfittando del fatto che l'argomento è amato e che la curiosità è mai sopita, Federico Greco spazia tanto e ovunque, per dimostrare più di aver letto tutto il possibile anziché di spiegarlo e trovare dei punti di contatto con la saga.
Però, e qui sta il punto, è un buon manuale per chi non conosce la teoria della scrittura o per chi ne ha sentito parlare in maniera superficiale: le prime 200 pagine, infatti, contengono molte informazioni utili sia per il neofita che per chi volesse ritrovare in un solo testo tutte quelle nozioni più o meno profonde che aveva studiato all'Università o per conto proprio.
Se riuscite ad andare oltre l'egocentrismo autoreferenziale dell'autore, è un buon libro per capire tante cose di cinema. Se poi siete fan sfegatati della saga, è un testo importante per comprendere tante cose. Magari sono forzate, magari Lucas neanche le aveva pensate; però è un buon testo.

23 dicembre 2019

cosa resta di STAR WARS (spoiler a raffica)

Prima di vedere questo Nono Episodio il 20 dicembre scorso, ho fatto un esperimento: ho provato, cioè, a non sapere nulla della trama, evitando accuratamente di leggere tweet, post su Instagram, navigare nel web, parlarne in giro. 
Quasi due giorni di difficilissima gimkana tra trappole di ogni tipo.
Insomma, ho provato a riproporre quanto prima di internet fosse facile da ottenere: non subire spoiler.
Certo, la mia memoria mi restituisce almeno tre ricordi contrari. Il primo, ad opera di Lietta Tornabuoni, che in occasione dell'uscita de Il sesto senso (1999), esordì scrivendo "Bruce Willis è morto". Meno male che lessi quell'Espresso solo dopo aver visto il film.
Purtroppo, e però, non mi andò bene con altri due film, entrambi proposti dalla Rai bernabeiana. 
Del primo non ricordo il nome, ma quelli di Repubblica scrissero che l'assassino era doppiato da Alberto Sordi; del secondo, Them (1954), sempre i furboni di Repubblica scrissero che i misteriosi assassini seriali erano delle formiche giganti, cosa che si intuisce solo a metà film.
Torniamo a noi. 
L'esperimento mi è riuscito, ma con grossa fatica: io lavoro dentro internet e ho quasi dovuto imboscarmi. 
Ora, finché non scopriamo che Rey è la nipote di Palpatine, il film scorre che è un piacere. Per carità, siamo sempre di fronte ai due/tre topos narrativi di Lucas, proposti in maniera randomica e distribuiti ad altri protagonisti. Però funziona e diverte e lascia incollati allo schermo.
Dopo la rivelazione, invece, diventa frustrante la consapevolezza di trovarsi di fronte a un giocattolo d'un tratto rotto; tanto che non si accettano più le mille e una cuciture che Abrams dissemina a raffica. È come se la banalità di questa soluzione abbia scoperchiato tutto il resto.
E del resto, nella seconda parte, i tempi narrativi e i cambi di scena si riducono in spazi sempre più stretti; e non per restituire suspance o pathos, ma per cercare di terminare un vestito definitivo che consenta di omaggiare degnamente tutti gli eroi del passato.
Attenzione, l'idea è giusta e sacrosanta, ma viene restituita in forme faticose ed esagerate. Troppi fantasmi, troppe scariche elettriche, troppe sospensioni, troppe citazioni. E poi Palpatine sembra uno zombie in ferie da Games of Thrones, di cui si intravede addirittura un pressoché identico trono.
Mi immagino il giorno in cui Abrams ha letto a tutti la prima stesura della sceneggiatura. 
"Coso, qui manca Han Solo"; "Uh, vero, lo appiccico qui".
"Coso, qua manca Leia"; "Tranqui, la mettiamo qua".
E via immaginando.
Nella sua approssimazione, il Primo (poi Quarto) Star Wars aveva nella sua ingenuità il suo punto di forza. Era una favola che aggiornava gli archetipi delle favole, dei miti, che presentava costanti e continui nonsense dentro i quali, però, era un piacere cullarsi.
Qui siamo di fronte a un'industria della narrazione, dove ogni contraddizione va enfatizzata affinché diventi reale, verosimile e completa.
Il primo Palpatine era una forza oscura e opprimente, forse e anche perché si vedeva poco. Dart Fener incuteva timore, nonostante un costume (diciamolo) ridicolo. Luke stava sulle palle a tutti ma proprio perché Luke eravamo tutti noi. Obi Uan era il giusto Virgilio della Commedia. I due robot deliziosi e ironici.
Qui, invece, vince la prassi e l'esattezza: da quando in qua le favole devono essere esatte!?
In tutto questo, la malignità mi lascia pensare che la Disney voglia definitivamente sotterrare la Saga Lucasiana, partendo invece dal VII Episodio (che poi è identico al IV).
Certo, alla fine è un film divertente, ricco di splendide immagini, di un suono deliziosamente assordante, di una musica evocativa e sempre commovente. 
Ma non è Star Wars del 1977, né può completarlo in alcun modo.

Ah, scusate: attraverso quale collegamento, Rey è la nipote di Palpatine? Figlia della sorella, Palpatina? Oppure del figlio diretto, Palpatinino? Oppure del fratello, Palpatone?

Da qui in giù, un commento in stile "team prostata" (come direbbe Matteo Bordone).
A guardarsi indietro, fa una certa impressione ricordare “come eravamo” nel 1977. 
Era un periodo oscuro per l’Italia, dove i metaforici “sacchi di sabbia” dell’incantevole canzone di Lucio Dalla erano invece palpabili: eravamo in piena austerity, c’era ancora il Muro, il terrorismo e gli scontri di piazza erano all’ordine del giorno; culmineranno un anno dopo con il sanguinoso sequestro - e quindi l’omicidio - di Aldo Moro. 
E poi: finisce l’eterno “a casa dopo Carosello”, visto che proprio nel 1977 la Rai si converte agli spot; e con Calimero, quell’anno spariscono anche numerose feste comandate che scandivano dolcemente la nostra infanzia; ma non finisce qui, visto che i “grandi” decidono anche di anticipare a settembre l’inizio della scuola. 
E quindi: prorompe lo scandalo Lockeed; l’inizio e gli esiti del Processo di Catanzaro radicalizzano nebbie e contraddizioni di un’intera generazione, dove buoni e cattivi si confondono come fossero davanti l’asino della Fattoria degli animali di Orwell; c’era Jimmy Carter, passato dalle noccioline alla Presidenza USA; nasce la tivù a colori (con le maglie dell’Olanda che sciano sugli schermi), anche se faticherà non poco a diventare prassi italica.
Come non dimenticare, infine: Enzo Tortora che esordisce con Portobello; Kappler, cinico computatore delle fascio-naziste Fosse Ardeatine, che scappa dall’Ospedale Celio… dentro una valigia; muoiono Elvis Presley e Maria Callas; non si contano omicidi e ferimenti da parte dei terroristi neri o delle Brigate Rosse. 
Ognuno di noi, di quel periodo - e della prima proiezione italiana di Guerre Stellari (20 ottobre 1977) - ha il suo curriculum emotivo. 
Però ne sono passati di anni, di generazioni: da almeno due lustri, il Mondo come lo conoscevamo noi è totalmente evaporato, sostituito ormai da raffiche di hashtag.
Senza scomodare il “cannibalismo” intrafamigliare intuito ottimamente dall’inarrivabile Pasolini, io credo che il vero motore di una società sia sempre stato un sano e costruttivo conflitto generazionale: bisogna prendere il posto dei genitori, sia con le proprie ali forti, sia facendo anche tesoro dei loro moniti. 
Purtroppo, però, nel “mondo 2.0/3.0/4.0/5G” questo indispensabile conflitto non sussiste più: i genitori (e il tessuto sociale) non sanno per nulla usare e praticare gli strumenti così radicali e innovativi che avvolgono invece i loro figli - e quindi non sanno guidarli o essere da esempio; un po’ come gli Jedi di Guerre Stellari e quell’etica che sapevano dignitosamente rappresentare prima della Guerra dei Cloni. 
Da due lustri, ormai, i genitori e i nonni sono stati sostituiti radicalmente da un qualcosa. 
E questo qualcosa è ancora impalpabile e definitivo e irrefrenabile e inafferrabile e senza confini. 
Come andrà a finire?

08 ottobre 2017

Blade Runner 2049, quando il cinema esce sconfitto

Onestamente mi sfugge perché debba avvisare che incontrerete spoiler: dopo 8 minuti e mezzo, infatti, il "grande segreto" viene rivelato da Sapper Morton, un ormone grosso così, ovviamente androide, fatto a pezzi da Ryan Gosling dopo una westernosa colluttazione.
Se non ve ne accorgete, vuol dire che siete distratti; ma di brutto, eh!
Il resto, è una trama che fa di tutto per discostarsi dal vero Blade Runner, riuscendoci perfettamente: pessima sceneggiatura, dialoghi patetici, musica di rara bruttezza, buone inquadrature (a sprazzi va detto) uccise però da una scelta di luci monocromatica e senza identità.
E neanche gli attori si salvano: Ryan Gosling sta lì inebetito ad aspettare l'ultima danza di La La Land; Harrison Ford è ritornato nella carbonite di Star Wars; Robin Wright fa di tutto per sembrare se stessa; Ana De Armas è impresentabile... Sylvia Hoeks rovina tutto ma proprio tutto quello che poteva essere rovinato; il suo personaggio - nodale e pompato all'inverosimile, è la nemesi di Scott, colei che uccide e annienta definitivamente questo film già così arido e inconcludente di suo. E Jared Leto? Quando aveva cinque anni, mio nipote sparava cazzate più profonde e verosimili.
I testi e le situazioni, insomma, puntano pervicacemente verso un obbligo filosofico che nel primo non c'era, ma che scaturì naturale proprio perché non voluto. Basta leggere i saggi in merito e rivedere i numerosi making of per capire quanto Ridley Scott avesse puntato sulla trama e sulla qualità, potenze narrative che inevitabilmente avrebbero portato al solo e unico Blade Runner che meriti di portare questo nome.
Intendiamoci: non è che mi sia seduto pronto a fare confronti; né tantomeno ho preteso forzatamente di vedere ripetuta la magia del primo; oltretutto, la mia passione e competenza per il cinema mi hanno insegnato a essere aperto a tutto. 
Qui siamo di fronte a un film brutto! Chissenefrega se è collegato al Blade Runner originale. È un film fatto male. Punto.
Ora, cerchiamo di trovare una morale: al di là della bruttezza intrinseca del film, ha senso rincorrere e quindi insistere su successi fantascientifici del passato fortuiti ma leggendari?
Il franchising di Alien ci ha insegnato che è possibile usare un buon canovaccio e produrre ottimi seguiti (i prequel neanche li considero). Quello di Star Wars, invece, no: una volta visto il Quarto, tanto vale restare in casa. Star Trek, invece, ha alti e bassi: però, e alla fine, funziona e sa destreggiarsi bene tra novità e tradizione.
Ricapitolando: un personaggio (Alien) funziona quando ha con sé una forza narrativa intrinseca. Una storia (il Quarto di Star Wars), invece, funziona se inserita in un contesto che coniuga sapientemente tradizione e tecnologia. In mezzo troviamo l'ibrido Star Trek: funziona solo quando personaggi nitidi sanno convivere dentro la tradizione commista alla tecnologia.
E Blade Runner dove lo mettiamo?
Escludiamo il fatto che Scott l'abbia fatto per soldi (ha un conto in banca che risanerebbe l'Alitalia e la Rai in in sol colpo; e ne avrebbe in avanzo), cosa spinge un personaggio così intelligente a perdersi in queste inutilità?
Escludiamo pure che Villeneuve abbia agito in preda al timore reverenziale (anzi, troppo supponente è).
Dov'è l'errore?
Bella domanda.
L'errore forse sta nel fatto che noi siamo cambiati. Noi come pubblico. Non pretendo il ritorno del pubblico "militante", perché sarebbe una cazzata; né tantomeno mi sento dire che siamo di bocca facile (anche se in parte è vero).
Io sono convinto che l'intero "contesto cinema" sia così modificato da aver reso possibili e accettabili e benvenuti film orribili come questo Blade Runner 2049: tutto forma (peraltro noiosa), poca sostanza, trama incoerente ma speciosa, filosofia zen stracollaudata, inquadrature da iPhone comprato dai cinesi, dialoghi scritti col WhatsApp, religiosismi e fondamenti spirituali derivati da letture frettolose di guide religiose tradotte col translator.
Un disastro, altro che lacrime nella pioggia!

22 dicembre 2015

Star Wars VII: la Forza sta ancora riposando [spoiler]

Visivamente è un film eccellente, con momenti epici e di incredibile effetto, soprattutto perché ogni stacco dura il giusto, senza indugiare troppo sui momenti riusciti (come anche su quelli che c'entrano nulla).
La fotografia, poi, graffia gli occhi con rara potenza evocativa e con le giuste dosi di luci ed ombre.
La musica, si sa, è uno spontaneo sviluppo del già sentito, ma con nuovi leit motiv ben incastonati (e vecchi sempre azzeccati).
Però è un reboot. Ammettiamolto, diamine!
Certo, è vizio antico di J. J. Abrams rifondare le cose buttandola in caciara e disseminarle di McGuffin a volte irrisolti (Lost e Alias insegnano). Ma non spacciatelo per nuovo, per cortesia! 
Soprattutto, basta con questa storia che le nuove generazioni non sono obbligate ad aver visto i primi sei episodi. Primo, perché è scorretto dichiarare nuovo quello che nuovo non è. Secondo, perché se questo episodio lo collochi al numero VII vuol dire che è il seguito degli altri sei, e quindi devi sviluppare una nuova trama, non rivedere qualcosa di già visto, senza neanche un'idea nuova che sia una: oh, è tutto un riciclo, uno spostare tasselli già sviscerati. Terzo, perché se sei a corto di idee, non puoi fare il furbo con l'appassionato.
Sapete cosa faccio? Vi metto in corsivo la trama indicata su Wikipedia e sotto aggiungo le smaccate scopiazzature. 
Per convenzione, anziché citare il titolo per intero, indicherò solo il numero dell'episodio originale dei precedenti Star Wars da cui è stata copiata l'idea, se non addirittura l'inquadratura (si raggiungono livelli imbarazzanti, credetemi).
All'incirca trent'anni dopo la battaglia di Endor e la distruzione della seconda Morte Nera, Luke Skywalker, l'ultimo Jedi, è scomparso. Sia la Resistenza, una forza militare sostenuta dalla Repubblica e guidata dal generale Leia Organa, che il sinistro Primo Ordine, nato dalla ceneri dell'Impero Galattico, perlustrano la galassia nel tentativo di trovarlo. 
Il prologo scritto e la premessa narrativa sono indentici a quelli del Quarto.
E poi, anche nel Quarto siamo alla ricerca di uno jedi importante (Obi-Wan Kenobi). 
Poe Dameron, un pilota della Resistenza, viene mandato su Jakku per incontrarsi con l'anziano Lor San Tekka e recuperare una mappa che si crede conduca a Luke. Allo stesso tempo anche il Primo Ordine sta cercando di recuperare la mappa; il misterioso Kylo Ren atterra su Jakku e attacca il villaggio in cui si trova Poe. 
Nel Quarto la mappa ricostruisce i segreti della Morte Nera, qui il dove dovrebbe stare Luke.
Sempre nel Quarto, l'Impero attacca un'astronave in missione di pace; qui un villaggio di pacifici civili.
Quest'ultimo nasconde la mappa nel suo droide, BB-8, e lo manda via. Kylo cattura Poe e ordina agli stormtrooper di massacrare gli abitanti del villaggio, tra cui lo stesso Tekka. Uno degli stormtrooper, FN-2187, incredulo di fronte alla brutalità del Primo Ordine, aiuta Poe a fuggire; i due rubano un caccia TIE ma vengono abbattuti e precipitano su Jakku. 
Nel Quarto è Leia a nascondere la mappa dentro un androide (sia quello che questo sono simpatici e piccoletti). Addirittura le inquadrature sono le stesse.
Kylo ordina di massacrare i sopravvissuti esattamente come fa Dart Vader nel Quarto.
Lo stormprooper che si converte è nero, addirittura prima cattivo poi buono esattamente come il Lando Calrissian del Quinto.
La sequenza del furto del caccia nemico è identica all'entrata perigliosa e all'uscita vincente da una delle astronavi della Federazione dei Mercanti da parte dell'ancora giovane Anakin (Primo).
Nell'incrociare le proprie traiettorie i terrificanti missili che colpiscono il TIE rubato imitano quelle dei terremotosi missili scagliati da Jango Fett contro Obi-Wan-giovane nel Secondo.
FN-2187, ribattezzato Finn da Poe, sembra essere l'unico sopravvissuto. Nel frattempo BB-8 viene trovato da Rey, una giovane donna che sopravvive vendendo rottami trovati nel deserto e che è in attesa dei suoi genitori. Finn incontra Rey e BB-8, ma improvvisamente i tre vengono attaccati dal Primo Ordine e fuggono a bordo di una vecchia nave abbandonata, il Millennium Falcon. 
Rey ricorda Anakin-giovane (Primo). Il pianeta, quello di Luke (Quarto). Il mercato pieno di cianfrusaglie cita il Primo; il ritrovamento del droide cita il Quarto.
La fuga con il Millennium scopiazza il Quarto, soprattutto nel come Finn spari contro i TIE che lo inseguono (inquadrature e dialoghi pressoché identici).
La sortita del Millennium dentro l'astronave insabbiata è identica alla frettolosa uscita dalla bocca del gigantesco space slug durante il Quinto.
Il cercare di riparare il Millennium passandosi gli strumenti cita sia il Quarto che il Quinto.
Han Solo e Chewbacca catturano il Falcon, che gli era stato rubato anni prima. Han rivela che Luke scomparve dopo che uno dei suoi apprendisti passò al Lato Oscuro e assunse il nome di Kylo Ren. 
Allora provocate! La storia di un fantomatico apprendista che passa al Lato Oscuro viene accennata nel Terzo e poi ricicciata nel Quarto. Attenzione: parlo del come venga raccontato, e non chi viene raccontato! 
Lo sapete: nel Terzo è Palpatine a citare la storia di se stesso (apprendista prima; traditore poi); nel Quarto è Obi-Wan a citare la storia dell'assassino del padre di Luke (che noi spettatori sappiamo essere la stessa persona). 
È proprio la dinamica della narrazione che viene copiata!
Inizialmente, Rey e Finn si nascondono nel pavimento del Millennium con la stessa identica sequenza del Quarto episodio, quando Han e compagnia vengono catturati dalla Morte Nera.
Alla base Starkiller, un pianeta convertito in una super-arma capace di distruggere interi sistemi stellari, Kylo Ren viene informato dal Leader Supremo Snoke che l'unico modo per resistere al richiamo del Lato Chiaro è uccidere suo padre, Han Solo. 
Qui siamo alla povertà di idee totali: dalla Morte Nera siamo passati allo Starkiller, ma la ciccia resta uguale a se stessa.
In più, Kyolo sembra un coglione debole e tirato per i capelli; Snoke, invece, un Gollum gigantesco senza infamia e senza lode, con tanto di cicatrice in testa corrispondente a quella che ha Anakin-vecchio quando nel Sesto Luke gli toglie l'elmo.
A proposito di elmo: ma che razza di elmo era quello di Dart Vader se si riduce a un simulacro di plastichetta bruciacchiata?
L'equipaggio del Falcon si reca sul pianeta Takodana per incontrare Maz Kanata, una piratessa aliena che può aiutare BB-8 a raggiungere la Resistenza. Nei sotterranei del castello di Maz, Rey trova la spada laser appartenuta a Luke e a suo padre prima di lui e ha una visione indotta dalla Forza. Maz spiega che è prescelta a possedere l'arma ma Rey, spaventata e confusa si rifiuta di toccarla. 
Nel Quinto, è Luke a subire una visione pressoché analoga. E dalla dinamica del tutto sembra che Rey possa essere figlia di Luke.
Oltretutto la visione di Ray bambina abbandonata evidentemente da una persona cara sa tanto di rivisitazione dell'abbandono di Luke da parte di Joda durante la fine del Terzo.
E comunque l'antipatica e fumosa Maz Kanata recita le stesse identiche parole che nel Quinto Joda sussurra a Luke; se ci fate caso, poi, somiglia terribilmente o alla Hetty di NCIS Los Angeles o alla Edna del disenyano Gli incredibili. Tenendo conto che questo nuovo Star Wars è della Disney, mi sa che siamo più vicini alla seconda ipotesi. 
Infine, stendiamo un velo pietoso sul locale dove avviene il confronto tra i nostri eroi: identico al mitico bar del Quarto, ammicca anche al salotto lercioso di Jabba nel Sesto.
La piratessa consegna la spada a Finn, in modo che possa consegnarla alla ragazza quando sarà pronta. Il Primo Ordine attacca il castello di Maz. Nel frattempo la base Starkiller, su ordine del generale Hux, distrugge l'intero sistema stellare di Hosnian. 
Il passare questa spada come fosse un testimone ricalca quanto vediamo sia nel Quarto che nel Sesto.
Lo sperimentare la forza distruttiva dello Starkiller contro un pianeta innocente è identico a quello che si vede nel Quarto. Ammetto, però, che qui è stato molto più "romantico" e suggestivo. La musica, poi, raggiunge livelli di rara bellezza. 
La Resistenza, guidata dallo squadrone di X-wing di Poe Dameron, sopravvissuto all'impatto su Jakku, giunge in soccorso di Han, Finn e BB-8; tuttavia Rey viene catturata da Kylo Ren e portata a bordo della base Starkiller. 
L'arrivo dei caccia della Resistenza è forse la sequenza più intrigante dell'intero nuovo episodio; da restare incollati alla poltrona, lo ammetto.
Le inquadrature che riprendono la temporanea resa di Han Solo sono identiche a quelle del pre epilogo del Sesto.
Kylo tortura Rey per cercare di ottenere i dettagli della mappa, ma la ragazza riesce a resistere alla tortura. Approfittando dell'assenza di Kylo, Rey fugge usando un trucco mentale Jedi. 
Qui siamo alla doppia citazione carpiata. La tortura di Rey è ricalcata da quella di Leia del Quarto (omofone, nevvero?). Il trucco mentale scimmiotta quello di Obi-Wan, sempre nel Quarto ("non sono questi i droidi che state cercando"), mischiandolo a quando Qui-Gon Jinn non riesce a sedurre Watto, nel Primo.
Intanto Han, Finn e BB-8 si recano su D'Qar, la base della Resistenza, per cercare di ideare un piano per fermare il Primo Ordine. Il Primo Ordine punta la base Starkiller contro D'Qar; Finn, Han e Chewbacca vengono mandati in missione per sabotare l'arma e permettere agli X-wing della Resistenza di penetrare le difese e distruggerla. 
Qui è tutto uguale al Quarto addirittura con inquadrature identiche e continui rimandi a momenti e dialoghi già visti e sentiti.
Il gruppo riesce a trovare Rey e a piazzare numerosi esplosivi per sabotare la base Starkiller. 
Esattamente come nel Sesto, quindi; oltretutto, anche qui gli esplosivi sono tondi e con un'unica spia rossa.
Han si confronta con Kylo Ren, il cui vero nome è Ben Solo, e cerca di convincerlo ad abbandonare il Lato Oscuro e a tornare a casa con lui, ma Kylo lo trafigge con la spada laser, uccidendolo. Impazzito dal dolore per la perdita dell'amico, Chewbacca colpisce Ren con la sua balestra laser ed innesca gli esplosivi.
In un folle gioco delle parti, qui il buono Han è padre di un cattivo, come invece il cattivo Dart Vader era padre del buono Luke (vedi Terzo e Quinto). 
Il folle gioco prosegue con il parricidio: nel Sesto era elegante e indiretto (in fondo, Dart Vader muore per mano di Palpatine); qui molto violento e reiterato, e chiaramente ispirato alla morte di Qui-Gon del Primo.
Chewbacca, poi, si incazza e spara a raffica come il Luke che vede morire Obi-Wan nel Quarto: qui, però, il pelosone ha una mira eccellente; almeno questo.
I piloti della Resistenza superano le difese del Primo Ordine e attaccano la base Starkiller, innescando una reazione a catena che fa collassare l'arma. 
Già visto, almeno due volte: se anche nel futuro Ottavo episodio mi spunterà fuori un'altra Sfera Incazzata, giuro prenderò l'aereo e andrò nella tomba di Disney a dirgliene quattro.
Nel frattempo Kylo, ferito, insegue Rey e Finn, che lo affronta usando la spada laser di Luke. Finn viene ferito gravemente, ma Rey recupera la spada laser e combatte contro Kylo. La ragazza riesce a sopraffare Kylo grazie alla Forza e a sfreggiarlo in volto, ma i due vengono separati da una voragine che si apre nel terreno,a causa dello Starkiller,che si sta disintegrando. 
Le risse a suon di spada vedono una nuova location: un boschetto innevato che sa tanto di Signore degli Anelli
Insomma, siamo passati dai ponti sospesi del Primo alla neve del Settimo, passando per la lava del Terzo. Il prossimo duello sarà sott'acqua?
Che poi Rey si ricordi di saper usare la Forza proprio mentre sta per soccombere, ricorda il Luke del Quinto quando, appena amputato dal padre, dondola sulle antenne di Cloud City pensando a gran voce il nome di Leia.
Snoke ordina al generale Hux di evacuare il pianeta e portare Kylo con sé; Rey, Finn e Chewbacca fuggono invece a bordo del Falcon. Il gruppo fa ritorno su D'Qar, dove il droide R2-D2, spentosi dal giorno della partenza di Luke, si riattiva e rivela il resto della mappa. Rey parte insieme a Chewbacca e R2-D2 a bordo del Falcon per raggiungere Luke su un'isola di uno sperduto pianeta, e gli porge la spada laser di suo padre.
Su 'sta sceneggiata finale ai limiti del raffazzonato si sta preparando l'Ottavo episodio che uscirà tra due anni. E con questi chiari di luna, mi sa che scopiazzerà il Quinto episodio, per poi attingere un po' qua e un po' là.
Dialoghi ridicoli, doppiaggio pessimo. Rey corre troppo. Finn ha sempre la stessa faccia.
Ma soprattutto: dov'è il cattivo?

22 aprile 2014

rivedere "THX 1138 - L'uomo che fuggì dal futuro"

Non so se ho fatto bene: due giorni fa ho rivisto THX 1138 - L'uomo che fuggì dal futuro dopo ben 39 anni (il film è del 1971, ma io lo vidi nel 1975).
Per carità, è un capolavoro. 
Il mio unico dubbio viene dal fatto che ho visto il director's cut (non esiste copia in dvd dell'edizione originale). A leggere wikipedia (quindi con moltissima cautela), sembra che i ritocchi non siano così rilevanti: però resta il dubbio d'aver comunque ucciso la Memoria.
Fatto sta che la trama è attuale, attualissima, e la visione distopica del futuro è molto sofisticata ma credibile; Donald Pleasence, poi, riesce a rubare la scena a Robert Duvall con esemplare eleganza. In più, il motivo "commerciale" del come si conclude la trama, è drammaticamente possibile.
La sceneggiatura e la scenografia reggono al cospetto di certe ovvietà di oggi (che immagino siano invece pensate per un pubblico più stupido), e George Lucas si dimostra uomo di talento sprecato, sprecatissimo. Io adoro Guerre Stellari e posseggo un'inifità di edizioni diverse. Ma mai ci si aspetterebbe che questo THX sia un'opera del papà di Luke e Han Solo. Anzi, se esistesse un universo parallelo, sarebbe divertente scoprire cosa sarebbe diventato Lucas se non avesse azzeccato lo strasuccesso del western spaziale (la definizione è di Sergio Leone).
Trama all'osso, attori straordinari, fotografia da Premio Nobel, e un iperrealismo di fondo che ricorda molto certe intuizioni di Heinlein e/o di Matheson.
Due consigli (tra i tanti). Date un'occhiata ai titoli di testa: oltre a scorrere al contrario (evento ancor più raro di quando alcuni optano per questa scelta con quelli di coda), presentano nomi allora giovanissimi che poi disegneranno il futuro del cinema di sempre (non ultimo, il magistrale Walter Murch).
Seguite attentamente la temporanea "prigionia" dei protagonisti: vengono rappresentate figure e personalità in maniera quasi pirandelliana, con disinvolti riferimenti e ammiccamenti antropologici di rara nitidezza.
Una lezione, insomma.
Per i patiti del genere, poco prima della scena finale, la radio della polizia annuncia l'investimento di un wookie.

29 aprile 2009

è morto Ken Annakin

Solo adesso ho scoperto che è morto Ken Annakin, straordinario regista dei tempi che furono. Sue le opere come La Storia di Robin Hood, Il Giorno più Lungo (esterni inglesi, of course), La Battaglia dei Giganti e Il Richiamo della Foresta (da cui ho rubato un nome essenziale per un personaggio del mio romanzo).
La leggenda vuole che George Lucas abbia voluto omaggiare le sue straordinarie doti registiche chiamando Anakin Skywalker il futuro Darth Vader.
La Disney lo considera un monumento per i numerosi eccellenti lavori che le ha dedicato.
Insomma, un altro grande che ci lascia.

So long, Ken, so long.


28 gennaio 2008

Battlestar Deafnessess

Ho fatto uno sforzo interiore incredibile per avventurarmi nell’acquisto di Battlestar Galactica, la nuova serie ovviamente. Non riuscivo ad accettare che qualcuno avesse potuto stravolgere quella originale, sciacquona e ridicola forse, ma fortemente legata a quando guardavo la tivvù di nascosto, inventandomi poi che avevo studiato fino a tardi.
Era l’inizio delle tivvù commerciali, dove la pubblicità era cosa rara e rada (oltreché curiosa) e si potevano vedere cose che mamma Rai aveva "censurato" per secoli. Non per forza nudità - anzi - ma serie nuove e concezioni televisive che i nostri ingessati funzionari non sapevano neanche esistessero.
Battlestar Galactica entrò nel novero dei telefilm cult per motivi veramente incomprensibili. Certo è che il suo pilot da noi finì al cinema, riscuotendo un buon successo, sull’onda del Guerre Stellari forse “plagiato”, sicuramente ispiratore.
La nuova serie vede come unico protagonista noto l’invecchiato Olmos che inditava origami in Blade Runner e sbaffettava misteri nell’originale Miami Vice.
Il resto è tecnica e idee, a volte nuove, a volte variazioni sul tema, ma comunque ben proposte e intelligentemente confezionate. In alcuni momenti la regia giochicchia con gli zoom e gli scarti di macchina come fosse un 24 di nuova stirpe; più in generale colpisce la musica, totalmente assente durante le battaglie, se non con percussioni asincrone. È l’audio che affascina e disorienta: lo spazio fa veramente paura, il nemico emette suoni assenti (e spesso si presenta in carne e ossa… e che carne J), le astronavi sparano pallettoni e fanno rumore solo quando si avvicinano allo spettatore (è vero che nello spazio non si dovrebbero sentire suoni… ma ragazzi!, insomma…).
L’unico neo, peraltro piùcchenegativo e unpolitically correct, è che la Universal italiana non sottotitola i dvd né in inglese né in italiano. Volete provare a lamentarvi? Sul sito italico non c’è un contatti che sia uno; quello americano se ne frega.