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31 dicembre 2014

Paolo Fresu / Daniele Di Bonaventura duo a #UJW22

Qualsiasi genere musicale venga sfiorato dalla grazia di Fresu, diventa magia. Non so come faccia, né tantomeno voglio saperlo, ma è una dote così rara e profonda che dopo ogni suo concerto non voglio ascoltare più musica alcuna per il resto della giornata.
Questo con Di Bonaventura è stato un viaggio nel mondo del bandoneon, senza però mai toccare la parte più ovvia - quella del tango, cioè - se non con una premessa ironica alla conclusione del set (la sempiterna Adios Muchachos di Gardel).
Commovente, ai limiti dei lucciconi, la sofisticata esecuzione di Non Ti Scordar Di Me; aggraziata la variazione intorno a una tradizionale ninna nanna bretone; felicissime citazioni di Puccini, Bach e Stravinsky, di El Pueblo Unido e di antichi echi del Sudamerica meno noto; doppio omaggio all'amico e sodale Ermanno Olmi; conclusione d'obbligo con la sempre attuale Te recuerdo Amanda.
Un concerto tondo, pulito, elegante e ricco di suggestioni che ritroveremo in altre forme nel marzo venturo in un cd ECM.

31 dicembre 2013

Il barocco di Fresu e Caine a #UJW21 (recensione da #Orvieto, #jazz)

Che serata!
Fresu e Caine hanno raccontato il barocco e la classica con rara perfezione, divertendo, commuovendo e incuriosendo un pubblico abbastanza attento, in un contesto sempre molto evocativo come solo sa essere il Teatro Mancinelli.
Si inizia con il Bach più intimo per poi passare al noto canone di Mahler dalla sua Prima Sinfonia. E qui mi sono commosso, sia perché amo il compositore, sia perché mi sono ricordato di quando il compianto Quattrocchi commentò per me il progetto che Caine propose proprio sulle musiche di Mahler.
Poi, un salto dentro Monteverdi. La notizia è che anche Fresu sbaglia: ha preso una stecca niente male che però ha dissimulato con mestiere.
Grande lettura delle Variazioni Goldberg, superbo rispetto per la Mimì pucciniana, grandissima Lascia Ch'io Pianga di Händel che mi ha ricordato alcune cose privatissime che mi legano a mia moglie.
Dopodiché i due ci hanno accompagnati dentro le composizioni di Barbara Strozzi, semisconosciuta perché donna e perché soffocata comunque dall'invadenza di Monteverdi.
Gran finale con l'inno di Händel e una Butterfly nostalgica, con un bis baroccheggiante di estrema bravura.
Disco in arrivo? Speriamo, perché il concerto è stato bellissimo.