12 gennaio 2024

RUSTIN, una breve recensione

Prendi un attore di media bravura, lo metti in una serie mediocre e avrai una recitazione mediocre. Prendi lo stesso attore, lo metti in un buon film e avrai una buona recitazione. Per quanto possa sembrare una frase qualunquista, funziona nel caso di Colman Domingo.

I più lo conoscono perché interpreta l’opportuinista Strand nello spin-off di Walking Dead intitolato Fear the Walking Dead, una serie televisiva partita molto bene e finita malissimo.

Lo potete apprezzare nel film Rustin (2023), di George C. Wolfe, in cui interpreta Bayard Rustin, il vero artefice della famosa Marcia di Washington (1963), quella di “I Have a Dream” per intenderci.

Nero, renitente alla leva, nonviolento, pacifista, omosessuale, comunista, quacchero, Rustin ha segnato la Storia degli USA e dei movimenti LGBT+. Guardando questo film ci si rende conto delle estreme difficoltà vissute dai predecessori di Obama e di Milk: un’opera rotonda, potente, forse troppo concentrata sul personaggio, ma di sicuro impatto emotivo e visivo. Di quelle, insomma, che andrebbero proiettate nelle scuole con un bel “segue il dibattito” aperto anche ai genitori

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