06 marzo 2024

NYAD

In questi giorni, Jodie Foster è in cima all’attenzione dei media perché coinvolta nel quarto True Detective. Tra i tanti film che ha impreziosito con la sua eccellente recitazione, segnalo uno tra gli ultimi, Nyad (dov’è candidata all’Oscar come non protagonista, peraltro), perché si presta a qualche ragionamento.

Leggendo la scheda sul Wikipedia inglese, infatti, in coda vengono indicate molte e consistenti polemiche che sminuiscono la portata dell’impresa raccontata: una donna ormai 64enne riesce a nuotare, in solitaria e senza gabbia di protezione, da Cuba fino alla Florida; 177 chilometri faticosi e rischiosissimi.

Il film è così potente e credibile, che alla fine poco importa se le cose non siano andate proprio come vengono raccontate, poco interessa sapere che l’impresa non sia stata catalogata perché non conforme al regolamento vigente del Guinnes dei Primati. Il film racconta una storia, punto.

E lo sottolineo perché i temi narrati sono universali, la tenacia e la credibilità delle due protagoniste va ben oltre le personalità rappresentate, perché le imprese impossibili riescono solo quando sei circondato da chi sa criticarti e appoggiarti al tempo stesso.

Nyad non celebra una donna, ma la potenza insita della femminilità. Nonostante non voglia essere femminista, è molto più femminista di certi film dichiarati, perché delinea le sfumature delle incertezze che le donne vivono sulla propria pelle ogni giorno, anche quelle combattute contro sé stesse.

E il finale, così vivo e palpitante, strappa più di una lacrima di commozione, perché sono convinto che ogni spettatrice vi intraveda le proprie battaglie quotidiane - e quella rara capacità di rialzarsi immediatamente, costi quello che costi

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