11 gennaio 2012

Enzo Pietropaoli Quartet ad #UmbriaJazzWinter

Credo che SuperEnzo sia tra i primi dieci contrabbassisti di tutti i tempi; e non lo dico per piaggeria o per furbizia, ma perché è tra i pochi che sa esattamente come porsi dentro un qualsivoglia contesto musicale, sa quando è il momento di sussurrare, quando quello di supportare, e quando è il momento di raccontare qualcosa.
Lo ha dimostrato anche a Orvieto, in una situazione tutta contro. Vuoi perché la sua performance era stata preceduta dall'ensemble di Pietro Tonolo che doveva raccontare (con le sue perfette quanto algide geometrie) Love supreme di Coltrane, che certo non è da proporre/ascoltare integralmente; vuoi perché - e proprio per questo - SuperEnzo ha accorciato il suo concerto per non estenuare le nostre posture già squadrettate forzatamente da un'ora e mezza in scomodi posti; vuoi perché l'amplificazione non ha reso onore a cotanta grazia.
E, infatti, alla fine del concerto, in un primo momento abbiamo trovato perlomeno squilibrata la qualità del quartetto: da una parte, lui e il bravissimo Fulvio Sigurtà alla tromba (guarda caso, entrambi premiati da Musica Jazz come i migliori del loro strumento per il 2011); dall'altra, l'apparentemente poco coraggioso Julian Mazzariello al piano, e l'apparentemente fracassone Alessandro Paternesi alla batteria.
Però chi ama la musica e rispetta i musicisti deve sempre mettersi di fronte alla propria ignoranza/presunzione, e fare il passo successivo: non capacitandomi, cioè, di una così apparente scelta bislacca di SuperEnzo, appena uscito dalla sala ho acquistato il cd.
È tutta un'altra cosa. Insomma, la stanchezza causata dai cristalli di ghiaccio di Tonolo, e l'amplificazione arraffazzonata, ci avevano impedito di carpire il talento degli altri due. 
Nel cd, infatti e invece, si percepisce l'attitudine di Mazzariello: tutt'altro che timido, sa esattamente come/dove incastonare il suo pianismo, senza troppi fronzoli o esibizionismi; Paternesi, poi, accarezza il suo kit, contiene i momenti di foga, accompagnandoli saggiamente con una ritmica sicuramente figlia anche del rock.
Insomma, SuperEnzo ha restituito al suo quartetto quella sobrietà e quella esattezza che lo hanno sempre contraddistinto. Vale la pena acquistare Yatra; vale la pena seguire le loro prossime scelte musicali.

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