18 luglio 2019

LA PARTITA. Il romanzo di Italia-Brasile

Di quel 1982 ricordo tutte le partite, tutte le azioni. Scrivevo le mie critiche e i miei voti e poi li faxavo immediatamente a un quotidiano sportivo nazionale, che ovviamente non mi si cacava di striscio. E però un paio di volte qualche pesante copiatura l'ho ritrovata.
Vidi anche le partite trasmesse in differita, compresa la vergogna di Gijón e il Kuwait che voleva abbandonare lo stadio. Non riuscivo a staccarmi dal televisore. E spendevo la mia paghetta solo in periodici sportivi. Era come se dentro di me sapessi già che quello sarebbe stato il mio Mondiale. E del resto è stato l'ultimo che ho seguito integralmente e con passione.
La vera e unica partita resterà per sempre Italia - Brasile. E non solo per motivi storici. Noi non avevamo niente da perdere, mentre a loro bastava un pareggio.
Che poi, avevamo iniziato malissimo: tre pareggi mediocri - uno contestatissimo da Oliviero Beha... risorti contro l'Argentina di Maradona; contro quel Brasile non ce l'avremmo mai fatta.
Confesso che quando Rossi segnò il primo gol, mi sembrava un inclemente spostare in avanti la lancetta dell'inesorabile sconfitta. Tanto che quando pareggiò l'immenso Socrates, io spensi il televisore e mi rintanai dentro la mia stanza. Poi, però, qualcosa si svegliò in me e mi fiondai di nuovo davanti alla tivù. E fu una battaglia nel salotto di casa. Mancava qualche giorno ai miei 16 anni, e ancora non sapevo cosa avrei avuto in regalo: addirittura un Mondiale... :-)
Di tutta la partita a me resta impressa sempre e solo un'azione: il gol di Falcão. Con una elegantissima finta spostò l'intera difesa italiana, aprendosi un varco utile per un terrificante golelegante-dei-suoi da poco fuori area. 
Era il 2 a 2, era finita.
Poi Rossi tirò fuori dal cilindro un gol impappinato "alla Paolo Rossi". Se provate a rivedere quello che farà poi alla Germania durante la finalissima, la posizione e il guizzo sono pressoché sovrapponibili. Rossi era stato partorito lì, e ancora oggi il suo letto è a foggia di area piccola del portiere.
Gracile, mezzo rotto, striminzito, con un nome/cognome di rara banalità, quel piccolo folletto ci regalò una vittoria miracolosa.
Poteva andare meglio se non fosse stato annullato il gol di Antognoni... 
Ma sono tutte storie che conoscete: ognuno di voi potrebbe raccontarle a modo suo.
Quello che vi consiglio di fare è di acquistare questo libro di Trellini: è evocativo, liquido, ricco di storie e riferimenti e di magia.
E lo dico nonostante l'autore racconti anche il contorno: storie di dittature e di crisi politica italiana, storie di brigatisti e di calcio scommesse, storie di tradimenti e di corruzione, storie di un calcio che sta perdendo la sua leggerezza e di lì a poco diventerà sponsorizzato e plastificoso, storie di uomini e di personaggi che erano già leggendari ancor prima di diventarlo.
È un libro intenso e serio, ben scritto e ben strutturato, che sa dire e dare emozioni genuine.
Io ci sto lasciando il cuore dentro.
Buona lettura


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