19 dicembre 2024

TONY, EFFE COME FARSA

Le vere vittime di questa follia collettiva intorno alla sacrosanta esclusione di Tony Effe dal concerto romano di fine anno sono le parole. 
Voglio dire che le parole sono al principio di questa farsa senza uscita.
Sto alludendo ai testi delle canzoni del cantante in questione: violente, misogine, maschiliste. 
A leggere le sue dichiarazioni a riguardo, passate e presenti, o c'è paraculaggine o c'è ingenuità o c'è incoscienza. Fatto sta che sono parole che sono pietre già di loro, e diventano pesantissime se rotolano dentro i cervelli dei ragazzi d'oggi, così poco educati al rispetto e all'intermediazione (non lo dico io, ma le ultime indagini italiche ed europee). Incapaci, cioè, di distinguere il vero dal falso, l'ironia dalla realtà, il surreale dal quotidiano.
La seconda parola uccisa da questa storia è artista
Lasciamo perdere che per me artista è David Bowie, Keith Jarrett, Lucio Battisti, Prince... come possano essere definiti artisti questi ragazzi tutti uguali, che cantano canzoni tutte uguali, che fanno finta di essere contro il sistema, ma che di sistema si alimentano attraverso contratti con case discografiche mainstream, manifestazioni musicali mainstream, scalando classifiche mainstream di piattaforme mainstream, imitandosi l'un l'altro con gesti mainstream?
La terza parola è censura
Tu non sali su un palco di Roma, pagato con le tasse di tutti, per cantare le tue canzoni misogine e violente, perché la mia città è accogliente e inclusiva. E se mi tacci di censura e poi sei invitato a Sanremo e alle radio, e sei libero di esprimerti in tutte le piattaforme social, e hai cantato/canti/canterai questi testi senza impedimento alcuno, tanta censura non è!
Censura è quando non puoi fare nessuna di queste cose da "artista": se ti va bene, ti boicottano; se ti va peggio, ti buttano in carcere; se ti va male, vieni ucciso. Censura è questo!
La quarta parola è quella di Emma e di tutte le "artiste" che hanno difeso Tony Effe, anche quelle non invitate sul palco. Tanto brave a parole nel fare sacrosanti proclami di genere, ma tanto ipocrite nei fatti quando si tratta di mettere in pratica questi proclami.

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