16 dicembre 2024

IL CRISTO VIRTUALE: UN INCUBO DIVENTATO REALTÀ

Prima di diventare il papà di Star Wars, George Lucas iniziò la sua carriera con un film autoriale, che il bambino che ero soprannominò “Ritratto di donna pelata” (citavo questo sceneggiato).

Stiamo parlando di THX 1138 (1971), tradotto in italiano con L’uomo che fuggì dal futuro.

È un capolavoro di rara bellezza, ambientato in una distopia peggiore di “1984”, dove le persone non hanno nome, se non codici alfanumerici (da qui il titolo); per rendere il tutto più ansiogeno, sono costrette a vivere calve, a vestire in un anonimo bianco, a lavori automatici e ripetitivi. Private di identità, sessualità, diritti, vivono nell’alienazione totale, senza respiro, senza speranza, senza passato o presente o futuro.

Stranamente, persiste una parvenza di conforto spirituale: un confessionale trasparente che consente di rivolgersi ad un Gesù digitale, ripetitivo e algido (guardate qui).

Una follia del genere non potrebbe mai accadere nella realtà… tranne che a Lucerna, dove l'installazione Deus in Machina permette di confessarsi con un Gesù virtuale

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