08 maggio 2025

il sacrificio secondo QUIET PLACE

 

A Quiet Place è un franchising solo cinematografico che resiste alle insidie dell’ovvio, con tre film di qualità intorno all’invasione di alieni brutti e feroci e invincibili (sono allergici solo all’acqua), capaci di percepire ogni possibile suono/rumore e di fare a pezzi chi lo fa: il primo (il più bello) ha una tensione e un tessuto narrativo molto potenti, con recitazioni e regia di livello; il secondo è un sequel più d’avventura, che per fortuna non ricalca gli schemi del primo.

Il terzo è un prequel, lo dichiara anche il titolo: Quiet Place - Giorno Uno (anche in inglese). I protagonisti sono solo due: una lei, malata terminale di cancro, interpretata da un’ottima attrice che sa alternare film profondi con altri di evasione; un lui, educatissimo studente di legge, interpretato dal ragazzo che veste le panni dell’outsider in Stranger Things (lo ricordate perché si riscatta morendo per la causa).

Subito dopo che gli alieni cattivissimi hanno spappolato Manhattan e sbudellato migliaia di umani (dalle urla che fanno, non dev’essere una morte piacevole), i due ormai fuggitivi si incontrano per caso, complice un dolcissimo gatto randagio.

Con poche e azzeccate pennellate di sceneggiatura, tra i due nasce una casta amicizia, forse romantica, forse occasionale, che commuove e rende partecipe il pubblico, anche le mogli che avete forzato a vedere il film.

Dopo una serie di peripezie, i due intravedono i barconi che stanno portando in salvo gli umani superstiti. Ma la distanza fino al porto è minata dalla presenza degli alieni. E qui accade qualcosa che spariglia le carte: lei si sposta lontano da lui, e per farsi notare percuote alcune automobili facendo scattare gli allarmi. Gli alieni si buttano a capofitto verso la fonte di quei suoni, lasciando libero il passo verso la salvezza. Lui è titubante perché ha capito che lei morirà sicuramente; poi, per non rendere vano quel sacrificio, corre come un forsennato e si butta in acqua, nuotando disperatamente verso le barche dei marines… col gatto in braccio, tranquilli.

Perché lei si è sacrificata? Il cancro le ha lasciato pochi mesi di vita, lo sappiamo: visto che comunque sarebbe morta, ha preferito farsi sbudellare per salvare una persona, un perfetto sconosciuto. In condizioni analoghe, lo avrei fatto? Lo avreste fatto?

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