08 febbraio 2008

vertical miles

Oggi che l'Espresso fa uscire 'Round about midnight di Miles Davis, mi tuffo indietro nel tempo e infilo una serie sconnessa di strade antiche, percorse ahimé solo una volta e che non potrò più rivedere se non dal finestrino dei miei ricordi.
Non ho mai avuto un impianto stereo che fosse uno: o mi abbarbicavo nell'Allocchio Bacchini di mia madre o mi affidavo a un radioregistratore mono Realtone. Già, io che da sempre vivo di musica, allora mi affidavo ai nastri, soprattutto ai nastri.
'Round about midnight fu il 500esimo che comprai, insieme a Massimo G., in quel di Disco Boom a via del Tritone, che credo non esista più. Lo ascoltammo durante uno dei sabati dal Manano e ne commentammo tutto il tuttibile.
Ma il vero capolavoro dell'unico vero trombettista di tutti i tempi resta e resterà Kind of blue. I motivi estetici e tecnici si trovano in rete con una certa frequenza ed affidabilità, ma non rendono mai figurativamente cos'ha significato davvero la musica modale di Miles Davis. Attenzione: è cosa che esisteva da tempo, perché frutto di ataviche intuizioni dei greci antichi (quelli che insieme ai romani hanno dato la luce al mondo, ma che poi si sono spenti inesorabilmente).
Però Davis in quel dettagliato rigore che forse limitava ogni parvenza di dinamismo, intuì che si poteva comunque improvvisare, fare jazz insomma.
Prima di Kind of blue si ragionava sugli accordi. Si prospettava un panorama comunque limitato (anche quando la sapienza di alcuni generava strutture dalle infinite possibilità) e poi ci si passeggiava dentro con passaggi solistici micidiali.

Era comunque un'esplorazione orizzontale.
Con Kind of blue spariscono gli accordi e ci si avvi(t)a dentro le scale. Provate a stare fermi in un punto e a guardare sù, verso il cielo. Penserete sempre e solo di vedere cielo: dovrete cioè abusare della vostra immaginazione - languorosa, cinica o romantica - per raggiungere ed aggiungere qualcosa.

Invece Davis ci disse che c'era qualcos'altro: da quell'unico punto prestabilito si poteva raccontare quello che il cielo (o la tenebra) nascondeva. Era necessario intuirne le potenzialità, scovarne i segreti e magari anche i punti deboli (sempre che il cielo abbia punti deboli).
Insomma: l'esplorazione era diventata verticale.
Certo, è da quel momento che i furbi hanno capito che si poteva trasformare questa attitudine in furbizia spettacolare (del resto anni prima Parker urlava a un suo collega "stai suonando sempre lo stesso fa diesis").
La lezione di Miles, la grandezza di Miles, è nell'aver capito che ci sono altre vie per esistere, per dimostrare la propria identità, per costruire qualcosa di genuino.




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