24 aprile 2009

realtà reale e realtà filmica

Resta inteso che se non avete visto il Sesto senso e Passengers, dovete fermarvi qui; altrimenti vi beccate il finale.
Dunque: il Sesto senso ha una caratteristica unica. Se lo rivedete sapendo già che per buona parte del film Bruce Willis è già morto, giustamente farete di tutto per cogliere in fallo la sceneggiatura. E ci sono almeno due ghiotte occasioni per fare le pulci al testo.
Ricordate? Per almeno due volte il Bruce Willis ormai morto/fantasma è a tu per tu con singole persone, che quindi dovrebbero forzatamente rivolgersi a lui.
La prima è quando il piccolo torna a casa e vede la mamma e Bruce Willis in salotto. Noi riteniamo che i due abbiano parlato, e quando la madre va in cucina e il piccolo parla con Bruce, per noi è assolutamente naturale che Bruce sia vivo. Insomma: il testo e le ottime inquadrature stanno ai limiti.
Nella realtà reale Bruce Willis avrebbe sicuramente capito che qualcosa non andava. Avrebbe cioè provato a parlare con la madre, perlomeno per buona educazione. Ma la madre non l’avrebbe mai potuto vedere: chi vede i fantasmi oggigiorno?
Invece nella realtà filmica il tutto è plausibile, perché la realtà filmica è quello che vediamo, non quello che presumiamo sia accaduto o non vediamo.
La seconda circostanza è quando assistiamo alla seduta con lo psichiatra infantile (che poi non è altro che Shyamalan, il regista del film). Anche qui Bruce Willis è con altre persone. Quindi per noi è vivo. Addirittura impreca a bassa voce, ma in maniera percepibile. Il trio mamma, psichiatra e Bruce Willis sembra funzionare. Riguardando la sequenza si vede che il tutto è ai limiti. Per cui diamo per scontato che Bruce Willis abbia partecipato attivamente là dove invece non c’erano inquadrature e recitazione a confermarlo.
Per farla breve: il Sesto senso diventa credibile proprio perché sfrutta al massimo la realtà filmica, facendoci dimenticare che è tutto frutto solo di ottime inquadrature e di un testo di ferro.
Passengers, invece, fa il salto successivo.
Nonostante sia pessimamente recitato, e un po’ lento, sarà sicuramente un'ottima sceneggiatura di riferimento per il futuro. Mi spiego: realtà filmica e realtà reale si fondono, e anche quando riguardate il film, tutto resta plausbile, anche quello che non si vede e che presumiamo possa essere accaduto fuori dall’inquadratura.
Pensateci bene. solo alla fine capiamo che tutto quello che lei ha vissuto è una proiezione surreale che è stata costretta a vivere per poter accettare di essere morta. Tant’è che tutte le persone che hanno vissuto quella surrealtà con lei sono solo e solamente i componenti i passeggeri e l’equipaggio dell’aereo precipitato.
Quindi, visto il film una prima volta, la realtà reale funziona perlomeno fino alla scena rivelatrice. Visto il film una seconda volta - e quindi già sappiamo che sono tutti morti - la realtà filmica funziona anche senza l’ausilio delle inquadrature limite e della sceneggiatura mirata che avevamo visto in Sesto senso.

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