07 giugno 2007

la sessualità
e il Vaticano

Non vorrei - nemmeno lontanamente! - fare da furbo cappello a quanto segue, ma girando per la rete ho potuto constatare con divertita meraviglia che sono stato l'unico a far parlare persone dotte sulla questione BBC vs Vaticano, compatibilmente - è ovvio - con gli spazi e la struttura insiti in un blog.
Il bello è che ho incrementato le letture di poche unità... curioso che di fronte a occasioni simili, la gente preferisca andar oltre certi approfondimenti. Bah.
Un'altra cosa che mi ha colpito è che quelli contro la BBC hanno reagito quasi sempre in automatico, e hanno fatto dissertazioni basandosi solo sul sentito dire del sentito dire del sentito dire, proponendo spesso letture arbitrarie e tagliuzzate di questo o quel Codice, malafedando tranquillamente sul fatto che da che mondo e mondo quello che è imposto in un testo (non per forza religioso) sarà l'ultima cosa che verrà messa in pratica.
Premesso ciò, spazio a un botta e risposta tra l'antico amico Luca - che saluto sempre con tantissimo affetto e nostalgia - e il comunque coraggioso Don Stefano Colombo.

Eventuali commenti e continuazioni verranno pubblicati a partire da martedì; domani vorrei parlarvi di altre cose.

Sarà perché sono omosessuale, ma quando uscì la notizia, giudicai (e continuo a farlo) tutta la faccenda molto omofoba.
La Chiesa (ma non solo lei) continua a fare invece l'errata equazione omosessualità=pedofilia (sperava dunque di mettere una toppa alla grave falla degli scandali pedofili in questo modo, accusando cioè la categoria dei gay "infiltratisi" nelle maglie vaticane).
Il problema alla base della Chiesa è secondo me la rimozione forzata (almeno in apparenza) di una componente fondametale di un individuo: la sessualità.
Difficile sublimarla a mio avviso in qualche modo che non risulti col tempo dannoso per sé stessi o per gli altri; reprimere la propria sessualità solitamente porta a nevrosi e/o devianze sessuali patologiche.
Sono convinto che permettere una vita sessuale sana anche agli uomini (e donne) di chiesa migliorerebbe di molto la vita degli stessi e permetterebbero una sana diminuzione delle loro condanne sessuofobiche che da millenni affliggono l'umanità.
Luca


Ci sono così tante cose da dire in merito.
La linea della Chiesa è chiara. La sessualità non è una cosa a sé, ma una parte della donna e dell'uomo data con due ragioni evidenti: la procreazione e l'unione.
Nessun'altra azione umana ha la conseguenza di dare origine ad una nuova persona. Ha un enorme, forse unico, impatto simultaneo nella sfera corporea, emotiva ed intellettuale. Nessuna attività umana come la sessualità è tanto aperta quindi al bene e quindi - per ovvio converso - al male: l'accesso al corpo dell'altro è perennemente potenzialmente violento; non un donarsi ma un possedere (non a caso si usa questo verbo in senso sessuale).
Dunque la sessualità non è una ossessione della Chiesa, ma una dimensione ineludibile della persona: tanto che ci sono delle differenze ineludibili tra uomini e donne in termini fisici, emotivi e intellettuali (non una superiorità/inferiorità ma differenza e complementarietà - che invece
ovviamente non si dà nei rapporti sessuali omosessuali).
Io - prete - non reprimo la mia sessualità, semplicemente la vivo in una maniera differente. La repressione o il disturbo sessuale ci può essere, ma ci può essere (c'è) anche in gente che vive una sessualità scatenata, o ha una vita sessuale normale.
Di storie del genere sono piene le riviste, i libri, i film, l'arte... Proprio per la drammaticità e il fascino che inevitabilmente le storie che narrano di questi problemi producono.
Quindi quanto osserva chi ha scritto queste parole è semplicemente una mancanza di visione generale su cosa sia la sessualità, la sua delicatezza, e quindi la sua dirompenza quando fattori turbativi intervengano.
Esempio chiaro: perché più o meno tutti siamo d'accordo nel proteggere i bambini da una esposizione non graduale e adeguatamente filtrata alla sessualità? Perché condanniamo la pornografia, e l'uso gratuito ed esibito della nudità?
E sulla repressione: come mai chiunque è sposato o fidanzato, desidera che il partner "reprima" i suoi istinti sessuali e non li segua se si sente attratto da altri?
Chi scrive risponda: è repressione o maturità e fedeltà, quindi un valore personale, relazionale e comunitario?
Gesù quando parla della verginità dice espressamente che solo chi vi è chiamato può capire, la definisce quindi come chiamata e vocazione. Ma d'altra parte tutti sono chiamati in differenti forme e modalità a vivere una vita dove la sessualità è sempre guidata, moderata dalla liberta, quindi è un ambito fortemente "morale".
La Chiesa semplicemente educa tutti, a partire dai sacerdoti, a riconoscere questo, anche e soprattutto nella dimensione di dono, felicità, responsabilità. Che comporta vari gradi di sacrificio, secondo la forma della vocazione di ognuno.
Io faccio fatica, ma non mi sento represso; sfidato sempre, certo, ma represso no.
Un saluto.
don Stefano




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1 commento:

Anonimo ha detto...

Posso capire il fatto che la verginità o la castità siano forme diverse di sessualità. Infatti questa ha milioni di volti differenti, credo uno per ogni essere umano. E' quest'ultimo però un fatto che la Chiesa nelle sue posizioni ufficiali pare non voler cogliere e si ostina a tracciare un unico sentiero, che però, se da punto di vista prettamente biologico forse un senso ce l'ha, fallisce su tutti gli altri fronti. Se l'unico fine del sesso fosse quello della procreazione, il creatore avrebbe imposto per gli uomini regole diverse. Il sesso (fatto in maniera adulta, consapevole e consenziente) non è solo l'atto che porta ad un figlio, ma è anche un momento di piacere, di gioco, di profonda intesa con l'altro, di scambio di emozioni. E anche di amore.
Le differenze tra uomini e donne esistono, certo, sono fisiologiche; e anche culturali, non dimentichiamolo. Ma le assicuro che la complementarietà può esistere anche tra due persone dello stesso sesso. E anche l'amore.
Per quanto riguarda la pornografia, non mi trova d'accordo: se non c'è sfruttamento degli attori e delle attrici e se non è imposta agli spettatori, non ho niente contro di essa, anzi credo che sia anche importante a livello sociale (quanti ragazzini hanno imparato più da un giornaletto porno che dai propri imbarazzati genitori!). E i bambini devono certo essere protetti da informazioni sbagliate e da atti e immagini che potrebbero turbare il loro sviluppo, proprio perché la loro sessualità è in costruzione. Ma non bisogna nasconderla loro, anzi, bisogna parlargliene in maniera naturale e il più aperta possibile.
Per quanto poi riguarda la fedeltà e la gelosia, quello che dice vale solo per alcune coppie e molto peso ha in questo il fardello culturale che ci portiamo dietro; molte coppie scelgono invece di vivere la loro sessualità di coppia in maniera aperta verso l'esterno e in ciò non trovo nulla di male. Ripeto che la sessualità è anche gioco e che anche questo è un modo per essere intimi e intimamente legati. Molto più di quando l'uno si sente possessore dell'altro e diviene repressore.