L’ultimo libro di Tzvetan Todorov è stato fortemente sottovalutato.
Forse perché basato soprattutto sulla sua competenza di cose francesi (mentre fa più fichi straparlare), forse perché l’autore resta sempre una mosca bianca almeno per i presunti intellettuali italici (non frequenta salotti, ma muove il culo per capire il mondo che lo circonda), il grande intellettuale bulgarofrancese non è stato esaltato e sottolineato quanto meriterebbe.
Attenzione, l’acido cinico che sono, crede forse che i suoi testi passino spesso in cavalleria perché in un suo glorioso saggio accusò anche il VaticanChiesa del genocidio dei nativi americani (80 milioni: una bazzecola)… ma è una malizia che tengo per me.
Cosa ci dice Todorov?
Be’, che il tecnicismo non è uno strumento adeguato per avvicinare i ragazzi alla lettura. Non si può programmare e preventivare un piano di studi e di letture con un approccio speculativo… come del resto sta accadendo anche da noi.
Curioso che proprio pochi giorni dopo l’uscita del suddetto testo, per pura coincidenza il Ministero della Pubblica Ignoranza Italiana abbia fatto uscire una circolare in cui vengono imposti dei tetti di spesa per i libri scolastici. Come dire: non avete capito nulla.
In realtà la cosa è ben che più grave: finché si faranno questi calcoletti speciosi (a fronte del fatto che i testi imposti dai professori costano più di quelli consigliabili… tipo un tascabile), finché si imporrà solo l’opera omnia di quella noia di Verga o quella robaccia esistenziale di Herman Hesse (adatto solo per ragazzine coi baffetti), finché invece non si apriranno le porte a Rilke o a von Hofmannsthal, avremo branchi di ameboidi in giro per le strade…
Tzvetan Todorov, La letteratura in pericolo, Libri
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