La mia vergognosa passione per il cinema ha dei momenti di glaciale cupidigia: ho fame di libri e film, e non riesco a fermarmi. Se poi questi libri o questi film raggiungono livelli di altissima qualità e di infantile divertimento, allora mi ci crogiolo sopra come Paperone coi suoi danari.
Chi mi legge da sempre sa perfettamente come io non sopporti il criticismo interpretazionistico. Ma non perché non mi piacciano le chiavi di lettura di chi in maniera competente propone una sua interpretazione di un'opera; è che in Italia col pretesto di illustrare un'opera in realtà si parla di se stessi (di quanto si è fighi e intelligenti). Tenendo conto poi che spesso certe letture sono così forzate che se un regista viene a saperlo ci straride sopra... oppure ci si incazza, telefona al critico correggendolo, che però fa orecchie da mercante e continua con la sua lettura ormai sputtanata...
A me piace la critica che scava nella Storia oppure nella storia del film. Piace la critica che se c'è un film sui sottomarini, si documenta come un ossesso sui sottomarini; e se c'è un film sugli apriscatole, va in giro per tutte le industrie di apriscatole per approfondire il tutto.
Mi piace la critica che racconta il cinema attraverso gli interpreti, i protagonisti, i testimoni, i pionieri, le curiosità... la critica che individua un plagio o un furto e che ha il coraggio di denunciarlo anziché giustificarlo furbescamente.
Il libro di Peter Bogdanovich che vi segnalo è incredibilmente in linea con questo modo - sereno ed entusiasta - di vivere il cinema. Pagine che divori in pochissimi secondi, che ti invogliano a (ri)vedere tutti i film segnalati, a rimettere a posto alcune critiche negative che avevi tirato addosso a questo atteore o a quel regista.
Un testo fantastico che accompagna dolcemente il lettore di passaggio, magari poco esperto o per nulla interessato, e che soddisfa l'affamato di scienza del cinema.
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