Per carità, non voglio insegnarvi nulla, semmai segnalare agli appasionati di cinema un paio di film che sanno restituire chiaramente ed esplicitamente la forza della sceneggiatura: The Millionaire e Vantage Point.
Due premesse: innanzitutto non sono film eccezionali, e proprio per questo motivo vale ancor più l’idea che la sceneggiatura può spesso salvare trame altrimenti fragili; non sono film “difficili”, quindi alla portata di tutti i gusti, con spontanei indizi che chiunque potrebbe cogliere senza aver letto nauseanti e noiosi testi tanto amati da Villaggio (“la Potemkin è una cagata pazzesca” resta una delle migliori spiegazioni di cosa fosse il criticismo cattocomunista degli anni passati, così denso di presunzione a saccenza da andare ben oltre lo stucchevole).
Una sola preoccupazione: se non avete visto questi film, affittateli e non leggete quanto segue, altrimenti potrei rovinarvi la sorpresa.
Vantage Point inizia con dei titoli di testa che nascondono già un indizio della trama: il fucile che si intravede a chiusura delle dissolvenze che portano poi al tempo reale del film. Il bello è che ve ne accorgerete solo dopo averlo visto la seconda volta (mi capita spesso: mia moglie ama vedere i film in inglese con i sottotitoli in originale; mi sta pure bene come esercizio, ma non per gli action movie).
Stringi stringi: durante un summit risolutivo per la pace nel mondo, viene ucciso il Presidente degli Stati Uniti, ma poi si scopre che c’è una serie di intrighi e meccanismi che miravano a ben altro.
Per i primi dieci minuti accade di tutto, sempre all’interno di una regia televisiva mobile della… GNN, tanto per non alludere. Tale è l’intesità della recitazione della regista televisiva Sigourney Weaver che quanto accade sui monitor arriva come una dolce mazzata.
Grandi applausi e anche contestazioni dei soliti no global, poi qualcuno spara al Presidente, panico generale tra la folla e i servizi segreti, esplosione da lontano, panico accresce, esplosione sul palco, fumo e morti e macerie e... dissolvenza all’indietro!
Insomma: rivediamo quant’è accaduto velocissimevolmente al contrario fino ad arrivare a 23 minuti prima l’inizio della tragedia.
Adesso rivivremo il tutto dalla prospettiva dell’agente della scorta Dennis Quaid. E qui ci vengono forniti elementi che solo in seguito scopriremo essere degli indizi. Finito quanto ci serve - ma fino ad un certo punto di sospensione, si torna di nuovo indietro, a 23 minuti fa.
Adesso rivivremo tutto dalla prospettiva di un poliziotto spagnolo. Altri elementi nodali spargono nuovi indizi e ci spiegano in parte quelli precedenti. Finito quanto ci serve - ma fino ad un certo punto di sospensione, si torna di nuovo indietro, a 24 minuti fa.
Adesso rivivremo tutto dalla prospettiva del Presidente. Nuovi indizi e nuove frammentarie spiegazioni. Finito quanto ci serve - ma fino ad un certo punto di sospensione, si torna di nuovo indietro, a 25 minuti fa.
E così via. Il complotto diventa sempre più chiaro fino alla sequenza finale. Il bello è che non ci sono nodi che tornano al pettine o che si ricompongono. Semmai tutti i sospesi sparsi si incrociano per consentire allo spettatore di scatenare nel finale quella tensione emotiva che gli si era appiccicata addosso.
E come la famosa sequenza numerica di Fibonacci: ogni numero ha una relazione col precedente e col successivo, trasformandosi e nello stesso tempo mantenendo una propria identità.
Insomma: se volete cimentarvi in qualsiasi forma di composizione circolare, in cui il passaggio dal punto di partenza comporta sempre una variazione coerente e vincolata con il precedente e il successivo, Vantage Point fa veramente per voi.
In più, il divertimento è assicurato.
Domani vediamo come The Millionaire percorre la stessa strada ma con un’angolazione diversa.
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