Appena arrivato all'Ospedale Romano (non dico il nome, ma notoriamente è costruito sopra il più antico hospitales che si conosca in Europa; basta e avanza...), nessun medico o paramedico o portantino si è minimamente proccupato di eventuali mie peculiarità di qualsivoglia sorta. Per due giorni e mezzo sono stato, insomma, alla mercé di me stesso e dei mille rischi che si corrono quando si è malati.
Certo, la stanza era divisa per quattro letti accuratamente sseparabili da potenziali tende, da frigoriferi e televisiori personali, da un bagno eccellente... una prigione dorata, insomma: ma - appunto- dove sarebbe prevista un minimo di accoglienza perlomeno preventiva, ho ricevuto solo il silenzio di un'assenza professionale veramente sconfortante.
Nodo centrale del tutto: nessun specializzando mi ha fatto un'anamnesi di entrata. Nessuno. Come capita, invece, in qualsivoglia ospedale di qualsivoglia condizione in qualsivoglia giorno della settimana.
La mattina del lunedì tre medici medici e un presumibile caposala sono entrati nella stanza, senza salutare né tantomeno senza presentarsi, e dandomi le spalle hanno stabilito che mi avrebbero operato ad un'ernia... mentre il mio problema era di ben altro tipo.
Nel pomeriggio un altro medico ancora ha preso in dote la mia documentazione pregressa, interpretandola a modo suo e senza interrogarmi, restituendomela poco dopo senza proferire neanche un vaffanculo di ruolo.
Poi un altro medico mi ha fatto un'anamnesi dozzinale solo dopo quattro giorni, rileggendosi la documentazione pregressa, e reinterpretandola a modo suo, intervistandomi sì, ma sulla Rai.
Poi un altro medico mi ha fatto una visita di controllo neurologico, ribadendo esattamente quanto era scritto in documenti vecchi di tre giorni.
Poi un altro medico mi ha fatto la visita per stabilire l'anestesia.
Poi un altro medico mi ha fatto l'anestesia.
Poi un altro medico mi ha operato.
Poi un altro medico mi ha dimesso.
Quanti posti assegnati, eh?
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