Registrato dal vivo nel 1979 a Tokyo, e proposto in doppio cd solo qualche mese fa, racconta un Jarrett in perfetta forma, circondato da eccellenti musicisti di rara perfezione: Jan Garbarek (ance, flauto e percussioni),
La cosa più emozionante sta in un semplice dettaglio: suoni, scelte musicali, arrangiamenti, sensazioni, sono di rara attualità. Attenzione: non ho scritto "senza tempo"; ho scritto "attuali".
È come se il magnate della ECM abbia deciso di riproporre adesso questa operazione perché aveva capito già da allora che solo adesso ha senso pubblicarla, adesso è il momento giusto, adesso c'è qualcosa che manca nel panorama jazzistico internazionale.
Per carità, la mia è una banale speculazione da appassionato: sono certo che il tutto corrisponda a semplice calcolo e strategia commerciali. Però, accidenti, con tutto quello che sta intorno al jazz, con questo suo essere fermo e autoreferenziale, o solluccherosamente ancorato al verbo del sopravvalutato Mehldau, sembra che Eicher abbia detto: "ragazzi, voltiamoci indietro: c'è la soluzione a tutto".
I brani: Personal Mountains, Innocence, So Tender; Oasis, Chant Of The Soil, Prism, New Dance.
Un consiglio spassionato: il primo è molto lungo, ma va ascoltato senza interruzioni o distrazioni di sorta: sembra di stare in auto a 1.000 all'ora; quando tutto è ormai follia pura, Jarrett inchioda, ti sbatte in faccia l'airbag, e comincia una lenta - lentissima - sequenza di accordi dolcissimi, crepuscolari, ma secchi e nitidi, evocativi ma precisi... Il resto, è nulla in confronto a questo brano. Figuriamoci...
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