28 giugno 2013

Richard Matheson c'est moi

Forse più di Hemingway, Matheson ha costellato la mia adolescenza. Non tanto per lo stile, quanto per i contenuti e le idee.
Come io abbia incontrato l'autore di Duel l'ho scoperto solo tempo dopo: attraverso, cioè, gli episodi di Ai confini della realtà
Ma fu il film Occhi bianchi sul pianeta Terra ad aprirmi la via alla sua letteratura. Secondo delle tre interpretazioni cinematografiche del suo bellissimo Io sono leggenda, il film che vedeva un grandissimo Charlton Eston alle prese con i miei sogni e i miei incubi.
Sogni e incubi che ho ritrovato, perfettamente scritti e nobilmente delineati, nel romanzo originale (anzi, io ho l'edizione che porta ancora il vecchio titolo I vampiri).
Da sempre, mi scopro ad immaginare situazioni da dopobomba, e del resto il mio romanzo ne è una prova quasi esemplare (nonostante sia in realtà una sorta di fantapoetica dichiarazione d'amore alla mia signora, con ben altra trama ed intenti).
Di Matheson mi ha sempre colpito la capacità di dare senso all'insensato, di dargli dignità, di renderlo addirittura credibile (a volte anche scientificamente), per poi smontarlo pezzo per pezzo alle ultime dieci pagine, con altrettante senso, dignità e credibilità.
Una scrittura, diretta, asciutta, elegante e sotto certi aspetti molto british, con soluzioni narrative molto lineari e possibili (nel contesto costruito, è ovvio) che andavano bel oltre il mostro, l'alieno e l'oscuro demonio che alberga in ognuno di noi. 
Ricordo nitidamente alcuni suoi racconti, con un senso di sgomento che ancora mi sovrasta, e che vi consiglio vivamente di recuperare da qualche rigattiere (prima che il web mortifichi anche queste liturgie): Isolato in partenza, Regola per sopravvivere, Nato d'uomo e di donna, Una chiamata per Miss Keene e Su dai canali.
Ricordo con dolce maraviglia Tre millimetri al giorno. Mi perdo ancora nei meandri della mia Memoria alla ricerca delle sensazioni che mi diede la super-raccolta Shock
Mi beo riassaporando alcune trame di Star Trek da lui sceneggiate (come anche qualcosa per Alfred Hitchcock racconta).
E gli zombi? Be', si sa, si è sempre saputo (per stessa ammissione di Romero) che La notte dei morti viventi deve moltissimo a Io sono leggenda, nonostante lì siano zombi e qui vampiri. Ma - appunto - è il come si comportano i vivi che conta.
E io, che stasera mi andrò a vedere il cafonissimo WorldWarZ, mi sentirò un po' più solo, sapendo che colui che mi ha addolcito l'adolescenza se n'è andato in punta di piedi, dissolvendosi lentamente come in Scomparsa graduale.

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