Ci conoscemmo discutendo animosamente tramite un lungo
scambio epistolare… già, vent'anni fa non esistevano le mail. Gianna Nannini
aveva appena dimostrato platealmente contro Mururoa e Pirani la criticò
aspramente. Io non ero certo favorevole all’esagerazione della cantante, ma
neanche alle sperimentazioni nucleari dei francesi.
Dopo un paio di lettere, venne fuori che avevamo un comune
amico appena scomparso, Tom Carini (il compagno di Elena
Croce), e la circostanza trasformò quella discussione scritta in una
chiacchierata telefonica, come fossimo vecchi amici (io, che potevo essere
tranquillamente suo figlio).
Era un periodo in cui in Rai me ne capitavano di cotte e di
crude: non “appartenendo” a nulla, ero obbligato a mendicare contratti e
meritocrazia con risultati decisamente offensivi. Quando venne a sapere quali mancanze
avevo subito da una comune conoscenza, Pirani prese le mie difese! Capito? Un
uomo di tale portata, difendeva un ragazzo qualsiasi!
Credo sia stato uno dei pochi ad aver letto la mia tesi di
laurea, oltretutto telefonandomi per ringraziarmi perché l’avevo citato tra le dediche.
Lo so, sono cose formali, facili da fare… ma, proprio perché
“facili” da fare, nessuno dalle posizioni come la sua le ha mai fatte.
Grazie a lui ho conosciuto Enzo Siciliano, il quale dopo avermi conosciuto mi chiese il
raro privilegio di scrivere nell’Enciclopedia del Cinema della Treccani!
Una medaglia nel mio curriculum.
Colpito dalla qualità della mia voce, Pirani spedì il mio curriculum a
Santalmassi (senza che gli avessi chiesto nulla), allora direttore delle tre reti radiofoniche della Rai. La cosa
andò male solo perché quella comune amica aveva da imporre figli di amici più
potenti.
Quando dovetti entrare forzatamente in causa con la Rai, fu
l’unico che cercò di farmi entrare a Repubblica, tanto da farmi avere
addirittura un colloquio con una dirigente della nascente area multimediale.
I primi tempi in cui ci frequentammo, una volta mi chiamò
per invitarmi a colazione. Io, nella mia imbarazzata ingenuità, presi alla
lettera l’invito e gli chiesi se preferiva i cornetti o le ciambelle… lui
sorrise e mi disse: “preferisco che venga a mezzogiorno”.
Ecco, non posso dire di aver perso un “amico” perché è un
termine sicuramente impegnativo, ricco di liturgie e significati profondi. Però
sono veramente addolorato per la sua morte.
Non ci siamo mai dati del "tu", neanche so perché. Però, adesso che non ho la soggezione di avere davanti il suo sapido sguardo, posso permettermi di dire: ciao Mario, Arukh atah Adonai Eloheinu melekh ha'olam, dayan ha-emet.
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