Andrea Polinelli riesce a mettere insieme contesto storico, vita personale, vita artistica e il contributo nella Storia della Musica di un sassofonista che la nostra memoria ha sempre relegato solo dentro lo sguardo perso di Marlon Brando e l'infelicità di Maria Schneider.
E, invece, è stato molto altro. Vi dirò: neanche sospettavo quanto fosse stato così importante anche per le sue idee, all'inizio debitrici del migliore Coltrane, poi sempre più personali e peculiari.
Testimonianze mai esagerate (spiccano quelle di Rava e Rea), una narrazione composta e ritmicamente ineccepibile, rendono questo libro una piccola perla nel panorama delle biografie, anche quelle non per forza musicali.
In coda al testo, c'è una serie di appendici tecniche, di quelle che personalmente cerco in tutte le biografie musicali, ma che raramente gli autori concedono (vuoi per non appesantire la lettura, vuoi perché ci vuole pazienza e umiltà a proporre con approccio propedeutico le partiture complesse).
Suggerirne l'acquisto anche ai meno specializzati potrebbe sembrare un azzardo. Però, raramente ho incontrato un libro che sapesse rendere così bene cosa siano stati veramente quegli anni e quale sia stato il contesto storico più in generale, quindi non solo musicale.
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