Credevo di essere un carbonaro solitario a ritenere "Animals" uno dei veri e propri capolavori dei Pink Floyd, tanto che spesso me lo tengo per me, pur di svicolare da quei fan leggermente matti che seguono la musica come fosse una religione.
Quando ho visto uscire questo libro, ad opera di un autore di cui avevo già parlato strabene qui per la sua eccellente biografia su Roger Waters, ho stappato la champagne: finalmente non ero solo.
Ma purtroppo il libro non conferma l'esperienza precedente. Per stessa ammissione dell'autore, c'è anche un po' di finzione; documentata e attendibile, ma pur sempre finzione. E quando ci si dà alla finzione, ci si crede anche romanzieri; ma per essere romanzieri, bisogna anche saper raccontare, indipendentemente dall'argomento. E qui, purtroppo, la narrazione è troppo amatoriale.
Anche per questo limite, per le prime 60 pagine non accade nulla. Si ha solo a che fare con lo sfoggio di conoscenze storiche ed aneddotiche, ma nulla di più. Le altre pagine sono certamente migliori, ma troppo caotiche e prive di un punto fermo. Alla fine, insomma, l'autore racconta una passione, ma senza appassionare. Fugaci, fugacissime, alcune informazioni che onestamente non avevo ancora letto (nonostante una biblioteca notevole), che però si disperdono in un libro che mi sembra veramente un'occasione persa.
A latere - ma ormai è un vizio diffuso: mancano contributi tecnici e un indice analitico; quando si parla di musica, sono imprescindibili.
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