22 maggio 2008

quando uno pekka... (Pekka Pohjola, intendo)

Non avendo mai avuto soldini, e soprattutto un impianto stereo decente, ho imparato ad ascoltare la musica o dal Brionvega di mia madre (tipo quello a sinistra), o dall'Allocchio Bacchini di mio nonno (quasi come quello qui a destra)... oppure attraverso centinaia di nastri, macerati con un radiomangianastri mono della Realtone (evito di proporvene una testimonianza fotografica, per non muovervi troppo a pietà).
Intendiamoci: non quelli registrati (una sorta di pirateria ante litteram, che comunque accettavo di buon grado), ma quelli che ciclicamente i negozi davano in saldo.
Anche qui, altra attenzione: allora i nastri in saldo erano veramente in saldo.
Una volta m'imbattei in un nastro intitolato Bubble Gum. Dentro c'era una sorta di raffinatissimo rock progressive stracontaminato da jazz e sperimentalismo. Ci suonava Mike Oldfield. Ma il padrone del progetto era Pekka Pohjola, pregevolissimo bassista, nonché polistrumentista attento e rigoroso.
Poco conosciuto in Italia, è considerato un piccolo genio in molte altre parti dell'Universo Musicale, là dove magari uno come Morgan sarebbe Presidente della Repubblica, e Berlusconi un anonimo travet delle Poste.
Fatto sta che per decenni ho cercato questo lavoro, senza neanche sapere che titolo avesse. Cerca oggi, cerca domani, son passati 22 anni, ma soprattutto è arrivato internet. E così sono risalisciuto (si dice?) a tutto quello che poteva riguardare il tipo.

Dopodiché due mesi fa una mia collega è andata in Finlandia, casa natale del nostro Pekka, e ne è ritornata con questo capolavoro.


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